"Alesso e dintorni", dal puint di Braulins al puint di Avons

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domenica 4 settembre 2011

San Simeone: rileggendo il libro di Silvio Angeli

Nel giorno della festa di San Simeone può essere interessante, soprattutto per quanti vi si recano "da esterni", rileggere un libro ormai quasi introvabile, "La Pieve di Santo Stefano di Cavazzo", uscito nel 1969, la prima monografia dedicata al territorio della Valle del Lago. Un paragrafo è specificatamente dedicato alla chiesa di San Simeone, raccogliendo le notizie storiche sulla chiesetta note all'epoca della stesura del libro.  Si tratta di un testo che è stato utilizzato come base di partenza da tutti i ricercatori che, poi, hanno ripreso e approfondito gli studi di Silvio Angeli.



Da: Silvio Angeli, La Pieve di Santo Stefano di Cavazzo, Agraf Udine 1969

10) CHIESETTA DI S. SIMEONE.
E' una chiesetta alpestre eretta sul monte omonimo. In una relazione, il Pievano Mazzolini (41) dice che la tradizione vuole sia stata fatta erigere da un conte di Colloredo il quale s'era rifugiato lassù colla famiglia per sfuggire alla peste e fosse stata consacrata da un Vescovo di ritorno dal Sinodo di Klagenfurt col B. Bertrando (1334-1350).
Altra tradizione vuole che in questa chiesa si fossero riparati i cristiani, prima dell'editto di Milano, per sfuggire alle persecuzioni.
Altra tradizione ancora afferma che, dopo l'editto di Milano, si sia riparata lassù la sparuta schiera dei pagani.
La lapide posta sopra la porta principale ci dice che Agilberto Giorgio, Vescovo di Parenzo, abbia proceduto alla consacrazione della chiesa per comando di Marquardo di Randek, Patriarca di Aquileia (1365-1381) e quindi in un tempo posteriore a quella del Vescovo che ritornava dal Sinodo di Klagenfurt.
La chiesetta è ricordata la prima volta il 27 marzo 1322 (42) in un testamento, stilato in Venzone, di Ranieri, capo della famiglia che, detta poi Ranerotti, si estinse in Udine nel 1521, dal quale si desume che la chiesa di S. Simeone era compresa nel territorio di Venzone. Indi è menzionata nel 1358 (43) nel testamento di Occolini da Venzone che lascia un medro d'olio per rilluminazione (44) e da P. Nicolo da Cavazzo che lascia alla chiesetta una rendita annua di den. 2 e soldi 10 (45)-Nel 1473 (46) si ordina ai camerari precedenti di pagare i loro debiti al cameraro della chiesa di S. Simeone, Gio. Egidio.
Ma nel periodo successivo la chiesa deve essere stata molto trascurata tanto che venne concesso dall'Abbate di Moggio il permesso (47) di celebrare la messa nel giorno della dedicazione (48), qualora il Pievano di Cavazzo riconoscesse che nulla mancasse di quanto occorreva per la celebrazione dei divini uffici nella detta ricorrenza. Il Pievano provvide con una certa sollecitudine a che tutto fosse in ordine, sicché il Vicario Generale (1762) dell'abbazia di Moggio (49)) tolse la limitazione raccomandando, per evitare disordini che avvenivano di solito alla vigilia della dedicazione, oltre le dovute riparazioni, di erigere un ospizio per raccogliere i pellegrini.
Da questo momento tacciono i documenti sulla chiesetta di S. Simeone fino al 30 agosto 1913 (50), anno in cui Mons. A. A. Rossi, Arcivescovo di Udine, riconsacrò la chiesa, dopo che fu in gran parte restaurata.
Dato che la consacrazione coincideva con il sedicesimo secolo della

(pag.136)  libertà della chiesa concessa da Costantino, la circostanza venne fissata in una lapide collocata sopra la porta principale con la seguente iscrizione: " Hanc Aedem - (ab) Agilberto Georgio Episcopo Parentino - jussu patr. Aquil. Marquardi de Randek - Sancto Simeoni consacratam - muris deinceps excrustatis - hoc anno sedecies saeculari ab Ecclesiae - pace a Costantino imperatore edita - collectis viribus restauratam et expolitam - Ant. Anastasius Rossi Archiep. Utinensis - denuo consacravi! - III Kal. Septembrìs MCMXIII - (51) ".
Il prof. Marinelli (52) in una relazione letta all'Accademia di Udine, tra l'altro afferma che " le pareti hanno subito ben quattro intonacature successive; nella parete di sinistra si notano dei discreti affreschi che rammentano la scuola di Gio. Francesco da Tolmezzo... Anche nell'abside si notano delle pitture a fresco raffiguranti i dodici Apostoli e sopra, nel mezzo, un Padre Eterno, più recente e più infelice artisticamente parlando ".
Ora la chiesetta così si presenta secondo il prof. G. Marchetti (53): " E' stata soggetta a parziali costruzioni e, quanto si vede attualmente, è il risultato di un generale ripristino eseguito nel 1912-13. Aula rettangolare con travatura scoperta, abside circolare in volta in sassi; finestrelle circolari su ciascuno dei fianchi dell'aula (dovuta alla ricostruzione recente), monofora campanaria rifatta; porta rettangolare. Nell'interno altare recente con due statue lignee che parrebbe assegnabili al sec. XVI ".


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