"Alesso e dintorni", dal puint di Braulins al puint di Avons

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giovedì 26 gennaio 2012

Letture valdelaghine. Storie bordanesi di "cuant che las caneles..."

Bordano: cinque testimonianze su vicende di guerra, di emigrazione, di vita di paese

E' appena uscito "Cuant che las caneles a cressevin tai boçs da conserve", un libro di Anselmo Picco, edito dal Comune  e dalla Pro Loco di Bordano in collaborazione col Gruppo di Bordano dell'Associazione Nazionale Alpini. Il testo, di oltre 170 pagine, con numerose foto d'epoca, è stato stampato dalla  Designgraf. Si tratta dunque di un nuovo libro che viene ad arricchire il  già  cospicuo panorama editoriale dei Comuni di Bordano, Cavazzo e Trasaghis, in quella "Valle del Lago",  cioè, dove vi è stata, soprattutto dopo il terremoto, una notevole produzione di ricerche dedicate al territorio e ai suoi aspetti storici, culturali, ambientali.
Il titolo è singolare;  significa "Quando i gerani crescevano nei barattoli delle conserve" richiamandosi a un ricordo d'infanzia del curatore: si rifà al tempo in cui i poggioli e i davanzali delle finestre delle case di Bordano erano pieni di coloratissimi gerani, “las caneles”, piantati dalle donne non nei costosi vasi di terracotta, ma nei barattoli di latta delle conserve alimentari donati dai negozianti una volta venduto il loro contenuto.
Anselmo Picco ha raccolto  e trascritto fedelmente  cinque testimonianze dirette, per ricreare uno spaccato della vita di Bordano nell'arco di una ottantina d'anni. Le varie interviste (ad Adelchi Bressan, Antonio, Rino, Mattia e Rinalda Picco),  sono costituite dal racconto  delle esperienze personali: la fanciullezza, il periodo militare, la guerra (in qualche caso con la terribile esperienza della deportazione) per spingersi poi con  la testimonianza delle difficoltà incontrate, alla fine del conflitto, trovandosi con la casa distrutta, costretti ad emigrare perché senza lavoro e di conseguenza con grosse difficoltà economiche…  Le storie individuali sono dunque diverse:  Delchi ha preso parte alla campagna di Russia,   Matìe da Menone  è stato fatto prigioniero dai tedeschi in Jugoslavia e deportato nei campi di concentramento; Rino di Cian, dopo l'incendio appiccato dai nazifascisti al paese, è stato catturato dai tedeschi sul monte San Simeone  e deportato nel campo di Buchenwald; Toni Sec è stato fatto prigioniero dai tedeschi sul fronte francese e deportato anche lui nei campi di concentramento, Rinalde, su un altro "fronte",  offre una lucida ricostruzione di come in paese si vivesse quei difficili momenti e come le donne riuscissero a sopravvivere agli stenti che il periodo imponeva…
I racconti vengono quindi a sovrapporsi sino a offrire una sorta di lettura parallela che consente di seguire le vicende di una generazione e, nel contempo, dell'evoluzione del paese nell'arco di quasi un secolo, dalle vicende del "ventennio" all'occupazione tedesca e cosacca, dalle esperienze di emigrazione in Svizzera, Francia e Lussemburgo all'ultimo impegno per la ricostruzione, dopo il terremoto del 1976. Di fronte all'intensità di queste testimonianze, l'autore invita i giovani che  si avvicineranno alla lettura "a non scorrerla in maniera superficiale, ma cercando di calarsi nel periodo storico, immedesimandosi il più possibile nelle persone e nelle difficoltà che quotidianamente i protagonisti di queste storie si trovavano ad affrontare".
 (Pieri Stefanutti)

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