"Alesso e dintorni", dal puint di Braulins al puint di Avons

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mercoledì 25 gennaio 2012

Somplago ed Edipower in una riflessione sulla Carnia d'oggi

Carnia, è stato distrutto quanto costruito dai vecchi


«Ei fu» scriveva il Manzoni in occasione della morte di Napoleone. Ora c’è da chiedersi se anche la Carnia fu. I fondatori della Comunità Carnica – consorzio volontario dei Comuni - si rivoltano nella tomba davanti al miserevole stato in cui la Carnia è stata ridotta dagli attuali governanti. Il loro assioma era una Carnia una e indivisibile, di cui la Comunità Carnica era strumento di crescita, di autogoverno, di paritaria rappresentanza e dignità di tutti i Comuni, del giusto equilibrio tra periferia e Tolmezzo. Poi venne la Comunità Montana, che è stata soppressa proprio dal carnico Tondo e dal leghista Fontanini, dando gradito incarico al direttore del Cosint di provvedere alle esequie della vittima. Tondo e il suo gruppo locale di potere ha solo distrutto ciò che i vecchi avevano faticosamente realizzato e nulla ha costruito. E’ forse questa una punizione per il suo non brillante risultato ottenuto in Carnia alle elezioni regionali? Non è possibile che i fondatori della Comunità Carnica e della Comunità Montana abbiano sbagliato tutto e che i novelli “riformisti” siano infallibili. Essi spacciano per “riformismo” ciò che attuano a esclusivo vantaggio del proprio gruppo di potere. Spiegano quelle “riforme” con la necessità di risparmiare soldi pubblici, ma risparmiano solo la democrazia. Il loro “riformismo” è fatto di una governabilità che umilia la rappresentanza e sgoverna. Ne è esempio il commissariamento della Comunità Montana e la sua successiva recente riforma. A commissariare la Comunità hanno inviato il direttore del Cosint Somma, sostenitore di Tondo al grido “o Tondo o Austria!” Già, bisognava neutralizzare la Comunità per mandare avanti il Cosint, che non è l’acronimo di “Cosa della int (gente)”, ma di “Consorzio industriale di Tolmezzo”, cosa invece tutta loro. Ben foraggiato dalla Regione, questo consorzio di pochi comuni si è esteso in molteplici settori (quello delle maxigerle compreso!), divenendo un potente centro tuttofare del potere, esibito con una miriade di maxicartelloni. Sotto la maschera di questo “riformismo” c’è il neoliberismo e una politica antimontanara di rapina idroelettrica delle acque e di svuotamento delle periferie di servizi, di rappresentanza, di potere e peso politico, di vita sociale. Una politica che chiude di uffici postali, scuole, stazioni forestali, sottrae il servizio idrico ai comuni per affidarlo a “Carniacque spa” ( con tanti berlusconiani nel suo cda meglio chiamarla “Forzacque“!), toglie ai comuni la gestione diretta del proprio personale, smantella la presenza pubblica in loco con conseguente slittamento a valle e accentramento su Tolmezzo nel ruolo, sbagliato, di capoluogo toltutto. Questo accade con al governo regionale un carnico e una lega che predica bene (decentramento) ma razzola male (centralismo), mentre la buona politica dovrebbe invece potenziare la periferia. E’ una politica non lungimirante: Tolmezzo e la Carnia sono interdipendenti. Tolmezzo non sopravvive senza la Carnia. Il modus di questa politica richiama alla memoria alcune figure de “I promessi sposi”. Ora i bravi del Don Rodrigo di turno dicono ai vari don Abbondio che cosa “ non s’ha da fare o”….niente contributi! Se “il coraggio, uno non se lo può dare” si piega. In siffatto quadro i sindaci dei comuni periferici hanno unanimemente indicato il sindaco di Tolmezzo a traghettatore verso la neo costituita “Unione dei Comuni”. Proprio lui che ha accolto la grande manifestazione dei carnici a Tolmezzo spiandoli da dietro una finestrella del municipio, che con il collega di Cavazzo ha tradito la Carnia dando parere favorevole all’elettrodotto. Questa indicazione è un inciucio con cui il pd avalla questa pessima riforma dell’ente montano.e dimostra la necessità di una sinistra-sinistra, che faccia quella necessaria opposizione che il pd non fa. Un inciucio favorito dai quei sindaci del pd che, dopo essersi legati le mani con Edipower, si sono legati anche i piedi con la corda della Conca Tolmezzina. La Carnia ha estremo bisogno non di pavidi don Abbondio ma di coraggiosi frà’ Cristoforo. Ha bisogno di recuperare lo spirito positivo della ricostruzione postsismica ed il ruolo e prestigio avuto in essa dai comuni (per lo più piccoli, ora tanto ingiustamente vituperati!). La Carnia ha bisogno che i cjargnei escano dall’indifferenza e si occupino del suo presente e futuro.

Franceschino Barazzutti
già sindaco di Cavazzo Carnico, già costituente della Comunità Montana della Carnia

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