"Alesso e dintorni", dal puint di Braulins al puint di Avons

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lunedì 26 novembre 2012

Amministratori che reinterpretano il Medio Evo (4)


La guerra Urbani-Picco tra calendari e spot in tv

di Antonio Simeoli 

GEMONA Una settimana fa la presentazione del calendario autofinanziato dagli amministratori dell’Alto Friuli per raccogliere fondi in favore del sociale, poi le polemiche innescate dal consigliere regionale della Lega Nord, Enore Picco che aveva subito definito l’iniziativa una «pagliacciata». Ieri la richiesta di dimissioni del sindaco di Gemona Paolo Urbani, per il consigliere leghista «colpevole numero uno della pagliacciata» per essersi fatto fotografare a toso nudo con una mela in bocca e adulato dalle Odalische. Apriti cielo. Per Picco, nemico giurato di Urbani (e viceversa, nel Gemonese lo sanno tutti, non scriviamo nulla di nuovo) «con la pagliacciata del calendario, Urbani ha leso l’immagine delle istituzioni che rappresenta». E quindi il consigliere ha chiesto, con un’interrogazione in Regione, al sindaco di lasciare anche il ruolo di commissario dell’Unione montana e di consigliere di Finest spa». «Paolo Urbani è uno e trino, si è prestato alla realizzazione del calendario. Le immagini che lo ritraggono (seminudo tra le odalische) sono tutt’altroche consone al ruolo. Anzi, ai ruoli». Prosegue Picco: «Il nobile intento di raccogliere fondi per le fasce più deboli attraverso la vendita del calendario è stato frustrato da scatti discutibili e poco adatti allo scopo per il quale sono stati realizzati». Il sindaco? Si toglie qualche sassolino dalle scarpe. «Sono contento che finalmente Picco si interessi di Gemona e lo faccia su cose di così rilevante importanza dopo essersi occupato dei servizi chiusi alla stazione ferroviaria, senza sapere che la competenza era della Regione. Chiede poi che mi dimetta da sindaco, lui che non è nemmeno riuscito a farsi eleggere consigliere comunale». Urbani poi affonda. E di brutto. «Ho dato la disponibilità a qualche scatto per beneficienza, il consigliere Picco faceva spot in tv dove invitava ad acquistare stufe da un rivenditore austriaco e a fare la manutenzione delle stesse da una ditta di Buja». Correva infatti l’anno 2008. Appena eletto in Regione su Telefriuli Picco a più riprese comparve in uno spot in cui, presentandosi come consigliere regionale della Lega, pubblicizzava una ditta di stufe ecologiche e un’impresa di Buja specializzata nella manutenzione delle stesse. All’epoca il consigliere leghista si era giustificato dicendo che lo faceva per l’amore per l’ambiente e in nome di una battaglia per l’uso delle biomasse e delle energie pulite. Insomma, dal calendario agli gli spot, tra Urbani e Picco è proprio guerra. Anche se quello spot “malandrino” di cinque anni rischia di essere un clamoroso autogol per il leghista. Altro che Odalische e mela in bocca. Pubblicizzare una ditta amica o raccogliere fondi per il sociale non sono la stessa cosa .

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