"Alesso e dintorni", dal puint di Braulins al puint di Avons

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sabato 24 agosto 2013

Palâr, davvero "terra di nessuno"? - IV

Riceviamo e pubblichiamo un ulteriore contributo di Dino Rabassi sulla "questione Palar" dove, opportunamente, viene fatto un preciso riferimento alla normativa esistente, premessa indispensabile a qualsiasi ipotesi di riprogettazione dello "spazio-Palar".
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Di nuovo su questione Palar -

Premesso che:
L’art. 146 della Legge 490/1999 e s. m. i., elenca i beni tutelati per legge: beni che vanno al di la e al di sopra delle paturnie di Sindaci, Assessori e privati in materia di patrimonio pubblico.
Al comma c) della citata legge trovasi tra questi beni: i fiumi, i torrenti ed i corsi d’acqua iscritti negli elenchi previsti dal testo unico delle disposizioni di legge sulle acque ed impianti elettrici, approvato con R.D. n. 1775/1933, e le relative sponde o piede degli argini per una fascia di 150 metri ciascuna.
Queste disposizioni decadono solo nei tratti di fiumi che interessano le zone A e B dei Piani Regolatori Comunali, e solo perché questi già oggetto di esame ed approvazione da parte degli organi superiori essendo zone già da tempo abitate e sfruttate dall’uomo.
La Legge Regionale n. 19 del 11.11.2009 (Codice Regionale dell’Edilizia), all’art. 16 comma 1 lettera f), stabilisce che le opere caratterizzate da precarietà strutturale e funzionale, dirette a soddisfare esigenze contingenti e temporanee per lo svolgimento di attività, di manifestazioni culturali e sportive soggette unicamente alle autorizzazioni previste dal Testo Unico delle leggi di pubblica sicurezza e destinate ad essere immediatamente rimosse al cessare delle necessità ecc. ecc., possono essere realizzate in regime di Edilizia Libera
Per tutti gli altri interventi edilizi e non previsti negli altri commi dell’art. 16 sopra citato, è necessaria la presentazione di una SCIA o di un Permesso a Costruire.
Tornando all’art. 16 però, il successivo comma 4 stabilisce anche che: All’attività di edilizia libera prevista dall’articolo non consegue alcuna attività di riscontro o certificativa (permesso) da parte del Comune. In ogni caso la realizzazione degli interventi di cui al presente articolo, che riguardino immobili sottoposti a tutela storico-artistica o paesaggistica-ambientale, è subordinata al preventivo parere o dell’autorizzazione richiesti dalla legge in materia di tutela dei beni culturali e del paesaggio e delle altre leggi di settore aventi incidenza sulla disciplina dell’attività edilizia libera ai sensi dell’art. 4 comma 2 lett. d)
Cosa vuol dire quindi tutto ciò?
Che tutti i gazebo, servizi igienici, strutture turistico/sportive e quant’altro, devono sottostare alle regole previste dalle leggi correnti: anche le tende, tendine, barbecue e quant’altro che i turisti fai da te mettono in campo in zone comunque da rimanere protette.
E dove le leggi urbanistiche e paesaggistiche non sono competenti, entra in gioco il Testo Unico delle leggi sulla sicurezza pubblica, della quale i Sindaci sono i primi nell’essere obbligati a porre in atto.
D’altronde: quali garanzie di soccorsi e pubblica sicurezza si possono offrire su un torrente frequentato da centinaia di persone, privo di strade ed affossato tra i monti?
Quali garanzie si possono avere nel caso di una scossa tellurica: (Alesso e dintorni rientra nella categoria S=12, la massima), con relative e conseguenti frane incombenti sulla capa di questi turisti?
Quali garanzie contro gli eventuali e possibilissimi incendi?
Quali garanzie verso la tanto di moda ma, nello stesso tempo, bistrattata protezione dell’ambiente?
Come si fa a paragonare i problemi turistici e di sicurezza non dico di Lignano e Grado, ma anche del solo lago dei 3 Comuni/Cavazzo, a quella del Palar?
Torniamo con i piedini a terra per favore e ragioniamo nella dovuta scala!

Le leggi e le norme esistono e non c’è bisogno d’inventarle, basterebbe semplicemente applicarle con misura e coerenza per vederne subito i profitti: rispettando tutti!

Infine un invito ai gentili giovanotti , e non prendetemi per il solito vecchio brontolone uso a premettere: “Ehh, quando io ero giovane …!” Perché, vi piaccia o no, è proprio così!
Non offendetevi e fatevene una ragione nel considerare che non si può diventare dall’oggi al domani degli abili scout: soprattutto dopo aver trascorso settimane o mesi davanti un computer o alla TV!
I giovani un tempo non tanto lontano, usavano trascorrere non ore, ma pomeriggi interi tra la natura ed i pericoli che essa comporta, vuoi per aiutare nei lavori, oppure nel gioco e nel divertimento. Frequentandola si faceva esperienza: diretta dopo tante botte, o indiretta perché aiutati dagli avvertimenti degli amici, oltre ovviamente ad essere molto meno obesi ed atleticamente più preparati.
La vita non è un video gioco purtroppo, né aiuta il vestitino, la tutina, il telefonino o quant’altro offre oggi il mercato del consumismo di cui Voi siete le prime, oltre che tante e purtroppo troppe volte, vittime di un sistema che anziché educare con l’esempio, vi lascia soli ad affrontare la vita ed i rischi che essa comporta.

Dino RABASSI

  

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