"Alesso e dintorni", dal puint di Braulins al puint di Avons

"Alesso e dintorni", dal puint di Braulins al puint di Avons

lunedì 30 settembre 2013

Val del Lago sul web: salita alla campana di Monte Cuar

Dal blog "Alpinauta", curato da Nadia e Luca (http://www.alpinauta.com/2013/09/della-serie-din-don-monte-cuar.html#more), la gioiosa cronaca della salita da Avasinis alla cima del monte Cuar. Lo  proponiamo sul Blog, oltre per le belle immagini dell'escursione e delle panoramiche, per la documentazione della presenza, nella malga di monte Cuar, degli ultimi esemplari dei cavalli Konik di cui anni addietro era stata tentata l'introduzione dalle parti di Amula (per chi la ricorda, una storia valdelaghina dal triste epilogo).
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Della serie "din don"... monte Cuar!

Ci avevamo provato lo scorso sabato, ma eravamo partiti troppo tardi e c'eravamo accontentati del sempre bello "Troi dal'ors".
Questa volta non ci lasciamo tentare dalle coperte e puntata l'auto verso Trasaghis, passiamo Avasinis e risaliamo la stretta rotabile che porta al Cuel di Forchia, deviando prima di raggiungerla per gli Stavoli Pra di Steppa, dove troviamo l'indicazione per la malga Cuar. La strada è lunga otto chilometri e dovendola percorrere piano per i continui scoli dell'acqua, ci impiegheremo mezz'ora per raggiungerla!
Parcheggiata l'auto nell'unico spiazzo indicato dal cartello, ci prepariamo e poco dopo siamo in cammino, raggiungendo la vicina malga, dove belanti caprette ci danno il benvenuto.



Imboccato il sentiero che parte proprio li vicino, risaliamo il pendio verso la vicina dorsale, dove vediamo volare i grifoni! 



Dopo una pausa presso un laghetto per tirare qualche sassolino, la raggiungiamo e anche l'Alpinfrut rimane meravigliato dall'ampio panorama che si gode da questo posto! Sopra di noi i grifoni vanno e vengono, fermandosi a volteggiare sopra la grande croce del Flagjel, giocando con le correnti e le nuvole, per poi tornare, passando per la nostra meta odierna, il monte Cuar, e tornare.



Percorriamo la lunga dorsale che dal vicino Cuel dai Poz sale verso il Cuar, fermandoci presso il recinto che la delimita, dove tre cavalli stanno pascolando. Loro sono molto socievoli, soprattutto dopo che Luca gli regala un grissino a testa! 




Il più piccolo proprio non ci molla più e ci segue per un bel tratto mentre proseguiamo verso la cima, Gabriele svelto in testa, un po' impaurito da tanto interesse equino!!!


La bestiola alla fine si arrende e ci lascia proseguire e dopo un paio di saliscendi per assecondare qualche piccola elevazione, entriamo in un boschetto che ci porta a sbucare sull'erboso pendio che porta alla campana di vetta. 


Gabriele felicissimo si attacca alla catenella e suona a mezzogiorno!!!!!!! 



Riusciamo a staccarlo solo attirandolo con la scusa di mangiare e così possiamo salutare anche la vicina Madonnina, dove lasciamo le firme sul libro di vetta. 


Il panorama verso la pianura è offuscato dalla foschia e da una fascia di nuvolette che soggiornano sul mare, ma verso nord l'aria è tersa e ci concede una bellissima visuale delle cime! 



Sfamiamo l'Alpinfrut e scattiamo un po' (molte!!) di foto e salutata una coppia di escursionisti saliti dal Cuel di Forchia, gli lasciamo la cima e ritorniamo sui nostri passi, per raggiungere poco dopo il terrazzo della malga Cuar, dove anche gli "Alpinauti" possono sfamarsi con cjarsons di erbe fatti in casa e formaggio di malga con polenta! 


Gabriele si gode la vista sul sottostante cortile dove i tre cavalli e le caprette riposano all'ombra delle stalle, circondati da oche, anatre e pure un tacchino! 


Passiamo così tranquillamente un po' di tempo godendoci il tepore del sole e le voci degli altri avventori e alla fine, dopo avere acquistato un po' di formaggio, paghiamo il conto e ritorniamo all'auto. Un gelato a Trasaghis per festeggiare un altra cima da aggiungere sul libretto di Gabriele e poi via, verso casa!  
 

domenica 29 settembre 2013

Avasinis, avviato il progetto "Un murales per amico"

E' entrato nel vivo il progetto "un murales per amico".

I writers “firmano” l’asilo di Avasinis
Messaggero Veneto , 28 settembre 2013

TRASAGHIS I Bravi Ragazzi, l’associazione di writers che si è già distinta negli ultimi anni per il festival gemonese “Elementi sotterranei”, sbarca ad Avasinis dove si prepara a dipingere uno dei muri esterni della scuola d'infanzia comunale attraverso un progetto che coinvolgerà tutta la comunità. L’iniziativa, denominata “Nuove radici - Un murales per amico -, prevede la presenza di un gruppo di writers che saranno ospiti delle famiglie della zona: attraverso un workshop si coinvolgerà la comunità per la realizzazione del writing che andrà ad abbellire l’asilo e che sarà inaugurato il 5 ottobre alle 17.30. (...) . Il progetto “Nuove radici” è realizzato attraverso un contributo regionale, con il sostegno dei Servizi sociali ai Comuni, Comune di Trasaghis, Coop Aracon, Afds Val del lago, Amatori Calcio e Ana Avasinis, Auser, e le Parrocchie della Val del lago. (p.c.)

Venerdì sera c'è stata ad Alesso la presentazione dell'iniziativa, alla presenza del Sindaco di Trasaghis Picco, dell'assessore Rodaro, del Dirigente Scolastico Bonutti, delle insegnanti della scuola per l'infanzia di Avasinis e, ovviamente,  degli artisti e dei giovani del Comune di Trasaghis impegnati nel progetto.

E' stata preparata la "base" che ospiterà il murales

e sono state raccolte, con un "brainstorming"  le idee-guida della realizzazione.



Oggi sarà possibile trovare gli artisti, i ragazzi e tutti i curiosi presso la sede operativa della EX CANONICA di AVASINIS  in quanto, causa MALTEMPO, la passeggiata lungo il fiume Tagliamento e' STATA ANNULLATA.

Maggiori informazioni su:

sabato 28 settembre 2013

Siro Angeli, da Cesclans a Roma, dalla poesia al cinema

Sono in corso di svolgimento, a Cesclans, le manifestazioni proposte in occasione del centenario della nascita di Siro Angeli, analizzando i molteplici aspetti della personalità artistica dell'autore: nella poesia, nella prosa, nei testi teatrali, nella sceneggiatura (e, in "Maria Zef", sperimentando anche la recitazione).
Al contributo offerto da Siro Angeli alla cinematografia si è soffermato ieri il MV con un ampio articolo di C. Gaberscek:

Siro Angeli, un maestro del cinema friulano

Sono stati due poeti del Friuli e della Carnia a creare le opere maestre del cinema friulano: David Maria Turoldo, co-autore de Gli ultimi (1962), e Siro Angeli, sceneggiatore e attore principale di Maria Zef (1981), diretto da Vittorio Cottafavi. Due film in cui l’apporto culturale e soprattutto umano dei due scrittori fu assolutamente significativo e significativo. Siro Angeli, poeta, drammaturgo, romanziere, responsabile dei programmi culturali del Terzo Programma Rai, di cui giusto oggi Cesclans ricorda il centesimo dalla nascita, svolse attività multiforme, anche come sceneggiatore per il cinema. Il suo impegno in questo settore si concentra negli anni 50 e s’inizia con una collaborazione al film La fiamma che non si spegne (1949) di Cottafavi, con il quale Angeli lavora anche per Una donna ha ucciso (1952), Traviata ’53 (1953) e Avanzi di galera (1954). Si tratta di film, come altri otto diretti da altri registi, in cui Angeli affronta soggetti tipici di quegli anni, di gusto melodrammatico, in cui si cerca di innervare un impianto realistico, e che spesso mettono al centro figure femminili. Se in queste esperienze di sceneggiatura l’apporto di Angeli può aver subito condizionamenti (interventi della produzione, manipolazioni, revisioni o stravolgimenti che un copione finisce quasi sempre per subire per esigenze contingenti, di ripresa o di montaggio o per ubbidire ai codici linguistici cinematografici del momento), in Maria Zef il suo ruolo di sceneggiatore diventa di primaria importanza, in quanto il film (nato come sceneggiato televisivo, prodotto dalla Rai Sede Regionale per il Friuli Venezia Giulia) gli offre un’occasione che mai prima nel mondo cinematografico si era presentata: un film in lingua friulana. Siro Angeli elabora quindi una sceneggiatura in cui la marilenghe diventa portatrice di una carica poetica e di una musicalità unica, legata alla concretezza del quotidiano, tutta impostata su dialoghi secchi e brevi. Una lingua capace di dare linfa vitale all’opera cinematografica, che si sposa perfettamente alle immagini. L’intervento di Angeli nella sceneggiatura è molto importante anche per altri aspetti, come il modo di tratteggiare la psicologia di Mariute (interpretata da Renata Chiappino) e di Barbe Zef, di cui egli ha saputo dare un ritratto indimenticabile. Siro, dopo molti anni di lontananza dall’ambiente cinematografico, accetta la sceneggiatura di Maria Zef perché il film si sarebbe girato in Friuli e in friulano. Mancava però ancora l’attore protagonista. Durante una cena a Udine in occasione del casting, Angeli espresse la sua preoccupazione al regista Cottafavi, che gli rispose: «Non c’è problema per quello. Lo fai tu!». Rispetto al romanzo di Paola Drigo (1936), da cui il film è tratto, nella sceneggiatura Angeli approfondisce alcuni temi, come la condizione femminile e l’emigrazione, e ne inserisce di nuovi, come quello del Natale, che nel libro è assente. Il centenario della nascita contribuisce a rinnovare l’interesse nei confronti del film, che di tanto in tanto riappare sugli schermi televisivi, ma le cui copie esistenti (16 mm, 35 mm, video) nel frattempo hanno visto gravemente deperire la qualità del colore, delle immagini e del suono. 
La Cineteca del Friuli è impegnata nel progetto di restauro di quest’opera fondamentale del nostro cinema e nella realizzazione di un’edizione speciale in dvd, con una ricca antologia di extra, tra cui il film Condannata senza colpa (1953), la prima riduzione cinematografica dal romanzo della Drigo, il documentario Seguendo Petoti (con immagini del set, dei sopralluoghi e interviste ad Angeli, a Cottafavi e alle interpreti), girato da Giancarlo Deganutti, che in qualità di delegato Rai alla produzione fu presente nelle varie fasi delle riprese. Nel dvd saranno inoltre inserite una galleria fotografica e un’intervista video, autore il regista Lauro Pittini, a Renata Chiappino e Anna Bellina (le “sorelle Zef”) e a Giovanni Marzona, allora tecnico del suono.

venerdì 27 settembre 2013

27 settembre, Cesclans a cent'anni dalla nascita di Siro Angeli

Cent'anni fa nasceva a Cesclans Siro Angeli.  Delle manifestazioni in programma per ricordare l'anniversario, si è parlato diverse volte anche sul Blog.
Per un profilo dell'autore carnico, ecco quanto pubblicato sull'ultimo numero di "Ladins dal Friûl":

Siro Angeli a cent agns de so nassince
Il poete di Cesclans al merte di no sei dismenteât

Cesclans di Cjavaç - Ai 27 di Setembar dal 1913, juste za fa cent agns, a Cesclans di Cjavaç al nasseve Siro Angeli. Laureât ae Normâl di Pisa, al è stât scritôr e poete tra i plui grancj de Cjargne dal secul passât. Al à al so atîf plusôrs lavôrs di teatri e oparis in viers par furlan (cjargnel) e par talian.
Critic di cine e di teatri par gjornâi e rivistis, al à colaborât ae redazion de “Enciclopedia dello  spettacolo”. Dal 1953 al 1977 al è stât ae RAI come vice diretôr dal tierç program e condiretôr dai servizis di prose rasmetûts pe radio. Par furlan al à publicât lis racoltis di poesiis “L’aga dal Tajament” (Tumieç 1976, Udin 1986), “Barba Zef e jo” (Udin 1985) e “Penultimas” (Udin 1991). Al à senegjât undîs films, e tra chescj, par furlan, “Maria Zef” (1981) dulà che al à ancje interpretât une des parts principâls, juste apont chê di Barba Zef. Di lui Carli Sgorlon al à dite: “Angeli al è un scritôr dulà che il popul furlan al po pardabon spieglâsi e cjatâsi, parcè che al è un autôr che al condivît pardabon la cussience coletive dai furlans”. Mentri pal poete
tumiezin Ermis Dorigo al è stât: “ Un om di grant rigôr morâl, al pont di jessi scontrôs ancje di caratar, al veve une grande fiducie inte leterature come strument privilegjât di inricjiment spirituâl individuâl e di progrès etic e civîl di une comunitât”. Pai siei merts leteraris tal 1970 al à vût il Premi Pifanie di Tarcint.
Inte “Antologjie de Leterature Furlane” (B. Chiurlo - A. Ciceri) dal nestri poete di Cesclans si cjate scrit: Scuasit in cidin, il non di Siro Angeli al à scomençât a comparî in diviersis publicazions furlanis e ducj a pandin l’augûr che la sô no sedi une presince casuâl, par vie che cheste presince e à credenziâls di valôr intai siei viers e tal so teatri, scrits par talian, ma istès spieli fedêl di situazions e spirts travanâts di furlan. La sô trilogjie teatrâl, cjapade adun sot il titul “Gente di Carnia”, e reste une testemoneance impuartant che si la lei ore presint cun grande comozion, cundut che a sedin mudâts i timps e lis prospetivis.
Cun altri spirt al torne cumò il poete ae sô tiere, ae ricercje dal timp pierdût, scuasit a volê ricostruî lis radiis, a volêsi vuadagnâ la propie identitât a traviers la memorie. Ogni sô poesie e je come une lum impiade sot il ritrat dai siei di cjase, che no son plui: la mari, il pari, barba Agnul, i vons… E par vie che inte cjase de memorie no si po jentrâ cul cjapiel sul cjâf, chestis poesiis a son semplicis, semplicis par sielte (ma ricjis di gracie savint). A son travanadis da une maluserie dolint; a son fintremai dominadis di un ciert fatalisim, ma po il suspîr al cuiste l’aspiet insiliôs dal sintiment di colpe: il poete al à bandonât la sô tiere e al è come
se al ves tradît la mari; cumò la sô cjase e je il rein dai ragns e alte e cres la jerbe tal curtîl. Se al torne, si sint forest: nissun lu acuse, se no la vôs interiôr.
Al à disertât (la Cjargne, il paîs, la famee) e no ’nd è pâs par lui, se no tornant a scomençâ dal imprin: e velu tornâ a percori inte sô lenghe mari un pôcs dai motîfs che a jerin za jentrâts inte sô tematiche par talian. La sô anime si lave cussì inte aghe frescje de sô lenghe: ogni poesie e devente une particule di memorie che i vierç la comunion cui siei cjârs muarts e i torne a dâ la sô integrâl umanitât”. 
“In me essi da vei / dividi se j podes / îr e doman da vuei, /
qual eisal l’intares? / Ancja l’anima a muda / como la
vita, a mûr / como la vita. Jo / no lu crout, ma sigûr /
di no veila venduda / no mi sint plui, cumò”.
Cemût che si à vût iniment denant trat Siro Angeli, che al à concentrât la maiôr part de sô produzion par furlan inte racolte “L’aga dal Tajament”, al è plui distant – ma no dal sigûr mancul sensibil – di Candoni e di Leo Zanier, des tematichis soci-politichis. Intai siei viers, par esempli, la emigrazion no cuiste il caratar de inrabiade proteste, ma ben invezit chei de intime riflession, come juste apont inte poesie “Gno pari”:
“...cui lu smôf plui s’al discôr / di lavôr via pal mont, là
che di dut / al sucêt, e al conta cemût ch’a è lada / ancia
a lui ch’al è capo muradôr”.
In sumis, la lenghe mari, prodigjose sonde mnemoniche e sentimentâl, i à permetût di disbarcjâ tal cûr de sô infanzie, o sei tal cûr de Cjargne, cjantade simpri cun partecipade nostalgjie. Angeli al è un liric intens, intimist, che cul so furlan cjargnel – so parcè che une vore personalizât – al saveve vualmâ ogni plee de sô e de nestre anime: al è par chel che al ven inmò ricuardât come un dai massims poetis dal Friûl e, in particolâr, de sô Cjargne.
Simpri sul cont di Siro nus plâs ripuartâ ancje ce che al à vût scrit Zorç Faggin inte antologjie “La Poesia Friulana del Novecento” (W. Belardi – G. Faggin / Bonacci editôr 1987): “Il ‛tornâ al furlan’ intai agns ’70 nol à mancjât di dâ bogns risultâts poetics, almancul intai câs che al à obedît a une esigjence sintude, plui che a une mode dal moment.
Nol è dipendût dal sigûr de mode il recupar de fevelade native de bande di Siro Angeli. Poesiant inte fevelade dal borc dulà che al jere nassût, Siro Angeli al intint tornâ a recuperâ i leams cu la sô tiere, par tornâ a fâ propi in cualchi mût un mont e une int che a stan ae fonde de sô identitât spirituâl.
Come scuasit par ducj i cjargnei, la sô sinciretât si po definîle trasparint. Il detât poetic al è lambri e essenziâl: 
Propri culì, stentât / a alâsci su di mûr / in
mûr framièc’ un grîs / di cret e un vert di prât / cun
malta e cun clap dûr / tal cûr da Cjargna, chest / como
ch’al è, plui puar / ancia, come ch’al era, / chi al sarès il
paîs / ch’j varès scièlt par me / se ’a mi vès il Signôr /
scièlgi lassât il puest / dulà nasci”.
Siro Angeli al è muart ai 22 di Avost dal 1991.
(von zercläre)
(Ladins dal Friûl, setembar 2013)
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