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mercoledì 20 novembre 2013

Comitati, Cevi e Legambiente preoccupati per centraline e derivazioni

Idroelettrico friulano a rischio
d’esser “colonizzato” dalle multiutility

di Piero Cargnelutti

Messaggero Veneto, 20 novembre 2013
CAVAZZO CARNICO. Idroelettrico friulano a rischio di essere “colonizzato” dalle grosse multiutility, e comitati e associazioni ambientaliste chiedono alla Regione un’attenzione particolare e un intervento su più fronti.
Lo hanno detto in conferenza stampa i Comitati a tutela del lago dei Tre Comuni con Franceschino Barazzutti e Dino Rabassi, Marco Iob del Cevi ed Emilio Gottardo di Legambiente. A preoccuparli sono soprattutto le miriadi di derivazioni già in funzione, senza contare le centinaia che sono attualmente in istruttoria nelle direzioni regionali: dalle innumerevoli che interessano la zona di Forni Avoltri, alle tre nella Valle del lago, una sul Tagliamento a Gemona, fino ad arrivare a Resia e nella val Raccolana.
«Chiediamo – ha detto Barazzutti – che la questione idroelettrica entri nella realizzazione del piano energetico regionale, e fino ad allora si preveda una moratoria di tutte le richieste di concessione. Crediamo che l’energia idroelettrica dovrebbe essere gestita dai Comuni, magari consorziati e in grado di finanziare gli interventi attraverso fondi di rotazione, in modo tale che la ricchezza prodotta resti sul territorio».
A preoccupare comitati e associazioni è la constatazione che la maggior parte delle centrali presenti oggi siano in mano a gruppi privati, su tutti Edipower che possiede impianti di quel tipo a Ovaro e Arta in Carnia, ma anche lungo la Ledra, il Cellina e pure l’Isonzo (...).
Dal canto suo, il Cevi mette in guardia la Regione dai mancati riscontri a livello nazionale del referendum realizzato due anni fa, e la condizione di “poca voce in capitolo” di cui godono oggi gli amministratori sulla questione (...).
Secondo i comitati, anche le procedure di valutazione di impatto ambientale, oggi di competenza ministeriale, dovrebbero essere gestite dalla Regione: «Prendiamo l’esempio da Bolzano – ha detto Dino Rabassi – dove quelle procedure non sono di competenza ministeriale, anche perché solo gli enti presenti sul territorio lo conoscono, e in quanto tali sono in grado di valutare a fare le scelte opportune per salvaguardare e sfruttare in modo adeguato il proprio ambiente e le sue ricchezze».

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