"Alesso e dintorni", dal puint di Braulins al puint di Avons

"Alesso e dintorni", dal puint di Braulins al puint di Avons

venerdì 31 gennaio 2014

Bordano, preoccupazioni per il futuro della Casa delle farfalle (VII)

Interrogazione in Consiglio Regionale sulle prospettive per la Casa delle farfalle
LN: Zilli, garantire apertura Casa delle farfalle di Bordano
30 Gennaio 2014, ore 18:07
(ACON) Trieste, 30 gen - COM/AB - "L'apertura della Casa delle farfalle di Bordano è a rischio. Ho sollevato il caso con un'interrogazione, ma la risposta dell'assessore Torrenti è stata vaga, incerta, poco soddisfacente. Temo che da più parti si sottovaluti il ruolo che la struttura riveste per il territorio dal punto di vista turistico, didattico e, non da ultimo, occupazionale".

Barbara Zilli, consigliere regionale della Lega Nord, esprime "preoccupazione per una situazione di stallo che si prolunga, con un carico di incertezze e dubbi irrisolti. Tendenzialmente, la Casa apre a metà marzo: manca un mese e mezzo, ma si continua a navigare a vista. Ho la sgradevole sensazione che il Comune palesi qualche lacuna dal punto di vista organizzativo, e necessiti di un aiuto per scongiurare l'eventualità di disperdere il patrimonio di cui dispone".

Zilli ricorda che "parliamo di una struttura che cammina con le sue gambe, ha registrato un aumento dei visitatori nel 2013 (più 12%), si finanzia con risorse proprie e ha usufruito di finanziamenti solo per investimenti mirati ad ampliare l'offerta turistica e didattica.

Ancora Zilli: "Ritardare o annullare l'apertura della Casa non significa semplicemente sospendere per un anno le attività: questa ipotesi porterebbe a uno smantellamento pesantissimo, con la dismissione di un patrimonio naturalistico che è unico nel suo genere".

"L'obiettivo - conclude - è garantire la continuità delle attività conferendo una proroga, per il tempo necessario, alla cooperativa che gestisce la Casa. È un traguardo ragionevole, su cui vigileremo e sul quale chiediamo l'impegno della Giunta".
da: http://www.consiglio.regione.fvg.it/pagine/comunicazione/comunicatistampa.asp?comunicatoStampaId=317958 


giovedì 30 gennaio 2014

Tanti "essere di paese" in Val del Lago. Lo sei se....

Su Internet, chiamano "virale" ogni idea nuova che ha fortuna e si diffonde rapidissimamente tra i navigatori del web, soprattutto su facebook.  In queste giornate l'idea che ha più successo è quella del "Sei di … se". E' partita Pordenone e Udine le è andata a ruota, e tutte viaggiano sulle migliaia di affezionati seguaci.
E nel nostro piccolo?
In Val del Lago ci sono  già
"Sei di Avasinis se…" (https://www.facebook.com/groups/386204078183309/ ),


"Sei di Bordano se…" (https://www.facebook.com/groups/1430141957223059/)


"Sei di Alesso se…" (https://www.facebook.com/groups/1432646550305801/ ),


è appena "entrato" "Sei di Trasaghis se…." (https://www.facebook.com/groups/1472184996342530/).


Altri paesi, con ogni probabilità, ne seguiranno l'esempio.

"Alesso e Dintorni" ha cercato di fare, sin dalla sua nascita, un discorso di "Val del Lago" e non può quindi "sposare" ufficialmente una pagina o l'altra. Sono comunque iniziative simpatiche, capaci di aggregare, di porre motivi di condivisione: vanno pertanto senz'altro apprezzate.

Ai lettori del Blog: visitate e, se volete, aderite ai gruppi paesani preferiti, segnalateci la nascita di altre iniziative consimili in ambito valdelaghino, fate notare particolari picchi di originalità o di simpatia. Ognun cu la so cjanta, si diceva tempo addietro: ma con apertura e disponibilità nei confronti dei "vicini".

mercoledì 29 gennaio 2014

La banda dell'oro rosso passa anche per Avasinis (II)

Ladri di rame nel cimitero di Avasinis


Messaggero Veneto, 28 gennaio 2014

TRASAGHIS. Dopo i cimiteri di Udine, i ladri di rame colpiscono anche nella valle del Lago dei Tre Comuni. Un furto è avvenuto nella notte fra domenica e lunedì nel cimitero di Avasinis dove ignoti hanno portato via diverse coperture in rame da grandi tombe di famiglia e da altre strutture, a cominciare dal tettuccio della torre situata proprio all'entrata principale del camposanto.
Servendosi probabilmente di un leverino, i ladri hanno asportato tutto il rame possibile nelle ore in cui hanno agito e, in seguito, si sono dileguati servendosi certamente di un furgone per portare le lamiere di rame di cui sono riusciti ad impossessarsi.
Il cimitero è isolato e si trova lontano dal centro abitato della frazione e ciò ha permesso ai malviventi di effettuare il colpo con tranquillità durante la notte, agendo senza attirare l'attenzione. Il furto è stato scoperto al mattino, quando alcuni abitanti di Avasinis, passando davanti al camposanto per recarsi al lavoro, hanno subito notato che qualcosa non andava, a cominciare dalla torretta di ingresso del cimitero che era scoperchiata; subito sono state avvertite le forze dell'ordine e sul posto sono giunti i carabinieri di Osoppo con il supporto della radiomobile di Tolmezzo.
Oltre alla copertura dell'ingresso, i malviventi hanno portato via anche il rame disposto sugli spigoli alti delle tombe a muro e i tettucci di altre tre sepolture di famiglia: non sono state, invece, toccate le tombe a terra, dove ci sono poche statue di rame. Gli ignoti hanno operato sui punti più facilmente raggiungibili saccheggiando soltanto parte delle tombe.
Nella Val del lago, oltre un mese, era stato visitato dai ladri (come riferiamo nell’articolo a fianco) anche il cimitero di Interneppo a Bordano. «Purtroppo - commenta il sindaco di Trasaghis, Augusto Picco - di fronte a questi episodi non è possibile fare molto, se non riparare i danni causati dai ladri che secondo una prima stima ammontano a circa 10 mila euro».
«Il cimitero - aggiunge il primo cittadino - non ha un custode, la porta è sempre aperta e, comunque, anche se non lo fosse, il recinto in muratura è facilmente scavalcabile. Ringraziamo le forze dell'ordine che sono intervenute di prima mattina e speriamo possano rintracciare i colpevoli di questo ignobile furto nel giro di poco tempo».
Piero Cargnelutti

Con la conferma di una analoga azione anche a Tarnep:
A Interneppo, un mese fa, è andata ancora peggio. Anche nel cimitero di questa località, durante il periodo natalizio, c'è stato un furto di rame e in quel caso l'ammontare è stato di diverse decine di migliaia di euro. Un colpo grosso per la piccola località che in consiglio comunale è stato anche oggetto di discussione tra maggioranza e opposizione, ma che fortunatamente si è risolto positivamente. Grazie alle segnalazioni delle forze dell'ordine intervenute, i due ladri di origine romena sono stati individuati alcuni giorni dopo il furto nella zona di Mestre mentre procedevano con un furgone carico dei materiali in seguito risultati rubati a Bordano. «Stiamo aspettando - fa sapere il sindaco Gian Luigi Colomba - che avvenga il dissequestro della refurtiva da parte delle autorità, dopodiché, con i soldi che si otterranno dalla vendita del materiale sarà possibile intervenire nel cimitero e coprire almeno in parte le spese di sistemazione dei danni».(p.c.) 

martedì 28 gennaio 2014

La banda dell'oro rosso passa anche per Avasinis

FURTI DI RAME, COLPITI I CIMITERI DI AVASINIS E TIEZZO

Altri due furti di rame nei cimiteri. Questa volta i ladri hanno colpito a cavallo tra le le province di Udine e Pordenone, nella notte tra domenica e lunedì. Nel primo caso è stato preso di mira il camposanto comunale di Avasinis, frazione di Trasaghis. I malviventi hanno asportato i rivestimenti della tettoia d’ingresso e di alcune cappellette di famiglia, per un totale di circa 30 metri quadrati. Il valore del materiale rubato ammonterebbe a circa 20mila euro. Il furto è stato segnalato verso le 9 di lunedì da parte del custode del cimitero. Sul posto sono intervenuti i carabinieri della stazione di Osoppo e del nucleo operativo radiomobile della compagnia di Tolmezzo, comandata dal capitano Stefano Bortone. I militari hanno effettuato i rilievi, nel corso dei quali sono stati acquisiti i primi elementi che potrebbero rivelarsi utili ai fini delle indagini.
Anche in questo caso il modus operandi sarebbe stato piuttosto semplice, come quello adottato dai ladri che il 23 gennaio scorso hanno colpito nel cimitero di Paderno – venendo arrestati la notte stessa dai carabinieri e rimessi in libertà dopo l’udienza di convalida (con il divieto di tornare in regione). I malviventi, cioè, con il favore delle tenebre si sarebbero introdotti nella struttura cimiteriale isolata: armati di piccone e piede di porco avrebbero rimosso le lamine di copertura in rame. Il bottino sarebbe quindi stato caricato su un furgone o un veicolo capiente, poi utilizzato per la fuga o per raggiungere un altro obiettivo.
(http://www.ilquotidianofvg.it/furti-di-rame-colpiti-i-cimiteri-di-avasinis-e-tiezzo/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=furti-di-rame-colpiti-i-cimiteri-di-avasinis- )

E il sito del Messaggero Veneto precisa, pubblicando anche una foto:

Continuano i raid nei cimiteri dei ladri di rame 

Ormai è un flagello. Probabilmente si possono contare sulle dita di due mani i cimiteri che non sono stati razziati con obiettivo soprattutto il rame. E non passa giorno che non si abbia notizia di un nuovo colpo o tentato. 
Gli ultimi due episodi di raid nei camposanti giungono sia dalla provincia di Udine sia da quella di Pordenone. Di qua da l’aghe è finito nel mirino dei ladri del rame, soprannominato anche oro rosso, il cimitero di Avasinis, frazione di Trasaghis. Di là quello di Tiezzo di Azzano Decimo.
Nel dettaglio, furto di rame la notte passata nel piccolo cimitero di Avasinis, frazione di Trasaghis.I ladri, che hanno agito indisturbati favoriti dalla posizione isolata del cimitero e dal fatto che il portone non era chiuso, hanno asportato il rivestimento di rame della tettoia d’ingresso e di alcune tombe di famiglia.
Il furto è stato scoperto in mattinata da alcuni residenti che hanno immediatamente avvisato i carabinieri di Osoppo, cui sono affidate le indagini per risalire agli autori.
(http://messaggeroveneto.gelocal.it/cronaca/2014/01/27/news/continuano-i-raid-nei-cimiteri-dei-ladri-di-rame-foto-video-1.8550091)


lunedì 27 gennaio 2014

Giornata della memoria. Valentino Orlando, da Auschwitz allo Spielberg

Nella ricorrenza della "Giornata della memoria", proponiamo la testimonianza di Valentino Orlando (nato ad Avasinis, residente ad Alesso) che, nel 1990, raccontò a prè Gjulio la sua dolorosa esperienza di prigionia seguita all'8 settembre 1943, con la deportazione in diversi lager, dalla Pomerania ad Auschwitz, da Katovice allo Spielberg. La testimonianza venne pubblicata su "Dalès un timp par vivi" dell'aprile 1990 ma merita di essere riproposta  per la lucida ricostruzione di vicende assai dolorose.

A' MI AN RUVINÂT I PUI BIEI AGNS DA MÊ ZOVENTÛT

J ài intenzion di scrivi ju culì un sunto da me esperienza di soldât e di presonîr, scomenzant di cuant ch'a mi àn clamât sot das armas dal 1938 fintinemai al 1945.
Di permanent j ài fata la naja in provincia di Guriza, vuardia frontiera a Piedicolle. Dopo a è sclopada la vuera cu la Jugoslavia. J ài fat il soldât lavìa como trupa di ocupazion a Kocevie, ch'a j disevin la pizula Siberia.
Par un biel toc di timp, i partigjans di Tito a nus tacavin ogni dì: la nesta compagnia a a vût muarz e ferîz. Par scuasi trei agns j sin stàz tormentâz di chei partigjans, ch'a no nus lassavin cujez. Una dì il comandant da compagnia a nus a mandâts in 22 di nò, a puartâ vivars a la trupa di una posizion in mont. J vevin i mui cjariâz di roba e j lavin su par una mulatiera in ria par un.
Al era bosc di ca e di là; dal det al fat i partigjans platâz tal bosc a àn tacat a sbarâ. Jo j eri l'ultin da ria cui gno mul pa cjaveza. Cuant ch' j ài sintût a sbarâ j ai rivât a platâmi sot un tombin da strada. Di 22 j sin restâz vîfs in 2, duc' che' aitis copâz.
Rivât il 8 di setembre dal 43, l'Italia, sot il governo Badoglio a a domandat l'armistizi. I nestris uficiai a' nus àn det di bandonâ las postazions e di ritirâsi duc' insiema da banda dal cunfin par tornâ in Italia, ma j no vin rivât. Di fat, tal caos j sin restâz nomo in trei: jo, Copet e Cantarut. J vin cjaminât duta la not e j sin rivâz dongja il cunfin di Postumia, a Rachec. A buinora j sin sin indurmidîz in tun bosc, ma i todescs a' nus àn cjapât intant ch'j durmivin. A nus àn puartât via dut, ancja las scarpas e a' nus àn fat segno di lâ cun lôr. J erin stracs muarz, ma j vin cognût tornâ indeûr cun lòr fint das bandas di Lubiana. Plens di fan j vin cjaminât duta la zornada dal 9 di setembre, fint a un paîs ch'a si clamava S. Vìt. Lì a' nus àn sierât in tun grant sierai insiema cun miars di aitis soldâz talians presonîrs. A' nus àn lassat 3 dîs plens di fan e plens di freit. La int di lì atòr, cun dut ch'a erin sclàs, a' riscjavin la vita par puartanus un toc di pan. Dopo chei tre dîs a' nus fasin partî pa Gjarmania: in Pomerania sui cunfins da Polonia. La int ch'a nus jodeva a nus spudava intòr e a nus diseva: "Badoglio, Badoglio!".
A' nus àn puartât in tal lagher IID Slargar. Ogni dì a' vegnivin a fanus propaganda par ch'j jentrassin in ta SS par mandânus a combati in Italia, par difindi, a' nus disevin, las nestas fameas. Niun di nô al a acetât la propuesta. Stufâz ch'j ur disevin simpri di no, a' nus àn det che j no erin pui militârs internàz, ma presonîrs di vuera e a' nus àn sierât cun tant reticolât a tòr a tòr.
Dopo un mès, par tanta fan ch'j vevin, duta l'erba dai curtîfs dal lagher j la vevin mangjada como nemai a passon. Ma nancja erba a n'and'era avonda par jemplâ la panza a miârs di presonîrs.
Una dì a' nus àn fata a duc' una visita e, in 200 di nô, a' nus àn puartât in tun lavòr. A era una fabrica di zucar; a no si stava mâl, j mangjavin amancul zucar. Finìt il lavôr dal zucar in doi mês, a' nus àn puartât a lavorâ in tun cjamp di aviazion. A' nus fasevin strissinâ atòr granc' machinaris ch'a vevin robât in Italia in tal silurificio di Livorno. J vin passât dut l'inviér in chest lavôr.
Dopo a' nus àn tornât a menâ in tal cjamp di concentrament. Lì j ài cjatât un gno cusìn: Aldo Di Doi, ch'ai faseva l'interprete. Lui a mi a del s'j volevi stâ lì cun lui, ma jo j ài vût miôr di sta cui miei compagns e di lâ pal gno distìn. A' mi àn puartât in tal cjamp di sterminio di Auschwiz. Ali, par oras a' nus fasevin sta biel nùz a fâ bagnos. A' nus àn tosàz a raso di cjâf a pîs.
Par furtuna, in 2 més j mi sei fai un grant amî. Insie-ma cun lui una dì sul sorasera j vin rivât a scjampâ. J sin saltâz fùr cun tun zei in man, como par lâ a toli cjarvon, ch'al era in grum subit fûr dal puarton. La sentinela a era ch'a mangjava la gavela e a no nus a jodûz e cussi j vin rivât a scjampâ fûr di chel puest maledet.
Dopo zornadas di cjaminâ pas campagnas, plens di fan, j no podevin pui là indevant; j vin riscjât di lâ a parasi in tuna contadinanza par domandâ di mangjâ. A' nus àn fat un bon acet. Tal indoman, par âti, una patuglia di todescs a nus a cjapâz, puartâz via e cjamâz sun tun treno. Dopo doi dîs di viaz, j sin rivâz dongja Katovice in Polonia. Il paîs a si clamava Nicolai. Lì a' erin minas di cjarvon e a' nus àn fat lavorâ denta.
Dongja il nesti, al era un cjamp di concentrament di ebreos e a si lavorava insiema. Una dì, a si era sul finî dal mês di zenâr dal 45, j stavin cjapant su cjarvon su la strada; j vin cjatât doi fantaz ebreos talians. Lòr, profitant che las vuardias a' no erin aventi, a' nus àn del che in curt a' nus varessin liberâz, parceche i Rus a' erin una vora dongja.
A' nus àn det ancja che i lors gjenitôrs a' ju vevin metùz tal fòr crematori.
Dopo cualchi dì, il 25 di zenàr j no vin pui jodudas la vuardias todescjas, ma j no vin dada massa impuartanza a la roba. A buinora dal 26 di zenâr, 20 gràz sot zero e tormenta di neif. As 4 di buinora i Rus a' àn fat un atac a tradiment e, jentràz framiez las baracas, a' sbaravin cu la metraja di ogni banda. Chei doi ch'a durmivin in tal jet a cjiscjiel un sot e un sora di me, a' son restàz copâz. Jo j sei stât ferît di una palotula di 20 mm. ch'a mi a travanâl un pît fûr par fûr.
A' mi àn puartât in ta infermeria dai ebreos, ma a no àn rivàt a curami, parceche a' son tornàz subìt i todescs e a àn scomenzât a copâ un a la volta duc' i ebreos cu la rivoltela. Chei ebreos a' erin in tal liet e a' son stàz duc' copâz. In chê infermeria a' erin miedis e infermieras ebreos; ancja chei duc' a'ju àn copâz un a la volta, e intant ch'a ju copavin a disevin: «Juden, Judenl». Rivâz a ret dal gno liet, a' mi àn cjalât e, inacuarz ch'j no eri ebreo parceche j vevi un pôc luncs i cjavei, a' àn alzàt il rivolvar e a' mi àn saltàt, lant indevant a copâ cenza ocupâsi di me.
Subit saltâz fûr, a' àn dal fûc a la me baraca. J ài jodût ch'j vevi il fûc atòr atòr; j ài capît che par me a era finida. J mi siei fat coragjo e, pal fat che la puarta a era duta una flama, j ài viert un balcon e j mi sei butât fûr cenza penzâ ai mitras todescs. Al era par dut fùc e flamas e cadavars ch'a ardevin. I todescs a' cjapavin la int ch'a ceriva di scjampà e a'ju butavin vîfs tal fûc. Viodint chesta robas, j ài propi penzât che par me a era rivada l'ultima ora, ma, cul coragjo ch'a mi restava di volê vivi, zuetant sun tun pît sôl, j ài cerût di scjampâ di chel montafin.
J sintivi a begherâ chei disgraziâs ch'a ardevin vîfs como cjandelas, ma nol era timp, bisugnava nomo scjampâ. Par me nol era ancjamò distinât di murî. J no sai nancja jo cemût ch'j sei saltât fûr di chei infièr. J ài passada la strada e j sei jentrât in tal nesti campo là ch'a mi vevin ferît. Tal imprin j sintivi dut un cidìn, dopo j ài scomenzât a sintì a cisicâ in tuna baraca.
J sei ientrât e j ài cjatât chei ch'a erin restâz vîfs ch'a vaivin e a' clamavin las lôrs feminas e las lôrs maris e a' preavin il Signôr che i todescs a no ju copassin. Subìt ch'a mi àn jodût, a' mi àn domandât cemùt ch'j eri ancjamò in vita e a' mi àn det che i todescs a' volevin copaju duc'. Dopo, midiant di un interprete i todescs a' nus an det ch'a nus varessin puartàz via duc' furche chei ch'a no podevin cjaminâ; chei a' intindevin di copâju. J ài penzât un'âta volta che, dato ch'j vevi un pît sbusât e j no podevi cjaminâ, a no era pui speranza par me.
A' erin in ta baraca dós feminas ch'a mi àn fat su in tuna cuzina e a' mi àn cjamât sun tuna slita e cussi ancja par in che volta j l'ai puartada fûr.
A' nus àn metût in ria; la neif a ere alta e tant frêt. I todescs a' viodevin la fatura ch'a fasevin las feminas a tirami indenant e a' volevin copâmi cu la pistola, ma una das feminas ch'a cjacarava todesc, a a tant batût e resonât cu las vuardias, ch'a mi àn lassât vîf. Dopo, cjapant l'ocasion ch'j erin in coda da colona, j vin rivât a slontanâsi e a gambiâ strada e cussi si vin diliberâz di chê compagnia.
Las dòs feminas, una a si clamava Valda, a' mi àn tirât par 22 zornadas cul freit e cu la fan, fintinemai ch'j sin rivâz a Viena e taì a' mi àn ricoverât in tun ospedàl. Ancja las feminas a' son restadas in tal ospedàl a lavorâ in cusina. A Viena a' mi àn curât il pît e metùt il ges.
Dopo un més al è rivât un'ata volta il front. I Rus a' vegnivin indevant a duta viamenza. Ordin di scjam-pâ. Nò j vin cerût di stâ fint a la fin par che i Rus a' nus liberassin, ma j no vin rivât, parceche l'ultima patuglia di SS a nus a scujert in tal rifugjo e a nus a puartât in stazion. A' nus àn cjariâz sui vagons como bestias e a' nus àn discjamâz dongja Praga.
I Partigjans Boems a' nus àn cjapàt di not e a' nus àn puartât in tal cjiscjiel dal Spielberg, là ch'al era stât in preson Silvio Pellico. Par un més j ài stât propi in ta stanza di Pellico.
Il prin di Maj a' son rivâz i Rus a liberânus. A' nus àn metût in tun ospedâl, in 5 mìl presonîrs talians, intant ch'j spetavin di tornâ in Italia. J sei rivai a cjasa il més di otobre dal 45.
Tornât vi cjasa, j mi sei maridât un an dopo e, par ricuardâ la infermiera ch'a mi veva salvât, j ài metût non Valda a me fia.
J finis chesta me storia ch'j ài scurtada, parceche a vegnares massa lungja a contâ pont par pont dut ce ch'j ài passât in chei 7 agns.
La vuera a mi a ruvinât i pui biei agns da me zoventût.
E di bon che, graziant Idiu, j sei ancjamò culi a contâla. 
Tin Orlando (l'om da Ninuta), 1990
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domenica 26 gennaio 2014

Quella scritta su un cancello di Tarnep

Dopo più di un anno di distanza (ricordate le discussioni seguite alla visita dell'allora consigliere regionale Violino a Interneppo ? Si possono rileggere qui: http://cjalcor.blogspot.it/2012/11/lassessore-violino-torna-in-val-del.html ) Enore Picco torna a scrivere al Blog.
Non lo fa per riprendere le discussioni sulla farfalla di Belen, né sugli scontrini su cui si è tanto dibattuto in passato. Si discute parecchio, in questi giorni, sulla esperienza della "Casa delle farfalle" e l'occasione ha stimolato anche alcuni "amarcord" per rileggere tutta la vicenda del "miracolo Bordano" (il contributo maggiormente significativo, quello di Paolo Medeossi: http://cjalcor.blogspot.it/2014/01/bordano-preoccupazioni-per-il-futuro_23.html ). Sulla vicenda, l'ex sindaco di Bordano è già intervenuto deciso sulla stampa a rivendicare i propri meriti (http://cjalcor.blogspot.it/2014/01/bordano-preoccupazioni-per-il-futuro_22.html ).
Al Blog, Enore non aggiunge parole, manda solo una immagine, che vale comunque più di un commento.


E' un manifesto politico? E' una amara constatazione di fine mandato? Ai lettori l'invito a commentarlo.
Da parte nostra, sottoscrivendo in pieno l'auspicio di Medeossi ("per saltarci fuori, si dovrebbe recuperare lo spirito pionieristico, generoso e compatto di allora, quando la suggestione sincera per le farfalle metteva alla fine tutti d'accordo") ribadiamo l'affetto e l'ammirazione per quel che di innovativo ha rappresentato il "progetto Pavees": per la rete di relazioni, di coinvolgimento popolare, di sana promozione che esso ha saputo innescare. Con l'amara consapevolezza che, purtroppo, è spesso più difficile gestire una lunga, ordinaria amministrazione che dare avvio a  una rapida rivoluzione. (A&D)


Bordano, preoccupazioni per il futuro della Casa delle farfalle (VI)

«La Provincia aiuterà Bordano»

La Coop incassa l’impegno del presidente e dell’assessore Musto

da: Messaggero Veneto, 25 gennaio 2014

BORDANO. Casa delle farfalle, ora ci prova la Provincia a mediare tra il Comune e la Coop Pavees che gestisce la struttura. Ieri si è svolto l’incontro a palazzo Belgrado a Udine tra Ylenia Cristofoli e Luca Sicuro della Pavees con il presidente della Provincia Pietro Fontanini e l’assessore Francesca Musto, che hanno voluto incontrare i referenti del museo zoologico di Bordano dopo che negli scorsi giorni erano emersi i rischi sull'apertura nella prossima stagione per rispettare i tempi del nuovo bando di affidamento che l'amministrazione sta preparando e pubblicherà entro il 7 marzo.
«La Casa delle farfalle di Bordano rappresenta un patrimonio importante per la comunità locale – ha detto Fontanini – e si caratterizza per un significativo livello scientifico grazie ai progetti messi a punto negli anni. Non solo, ma funge anche da elemento di attrattività per il territorio circostante e per una vasta area del Friuli. A questa ricchezza riconosciuta dall’incremento degli ingressi registrato anche nel 2013, frutto dell’impegno, del lavoro ma anche degli investimenti economici della Coop Pavese, è necessario dare una prospettiva certa. La Provincia si mette a disposizione per raggiungere questo obiettivo».
Fontanini e Musto si sono impegnati a incontrare anche il sindaco della cittadina Gian Luigi Colomba la prossima settimana. Intanto, la Coop Pavees ringrazia gli amministratori provinciali per l’interessamento e nella struttura museale si continua a raccogliere telefonate di prenotazioni anche in questo periodo.
«Sono già 2000 le visite pianificate e alle quali – hanno affermato Cristofoli e Sicuro – vista la tempistica del bando, non siamo certi di poter dare effettiva risposta. Davvero difficile, poi, che l’assegnatario riesca a partire il 16 marzo poiché la Casa delle farfalle necessita di una programmazione di ampio respiro. Attività in cui noi siamo comunque impegnati poiché crediamo fermamente in questo progetto».
Certamente, se il bando scadrà il 7 marzo, i tempi di apertura potrebbero allungarsi, ma una tempistica troppo lunga potrebbe mettere a rischio non solo la programmazione ma addirittura i bilanci della Coop Pavees: «Se l’apertura dovesse slittare a giugno – spiega Cristofoli – sarebbero davvero guai, perché significherebbe perdersi le visite delle scolaresche, parte integrante di tutti i nostri visitatori, la cui mancanza non ci permetterebbe di ripagare gli investimenti fatti durante l'inverno perché per la coop le spese ci sarebbero lo stesso senza lavorare».(p.c.)

sabato 25 gennaio 2014

Anche la rivista nazionale di Legambiente segnala la petizione per il Lago

Il numero di Gennaio del mensile "La nuova ecologia", la rivista di Legambiente diffusa a livello nazionale, cita la situazione del Lago e la petizione online in corso per chiedere una legge speciale per la salvaguarda del Lago stesso.
Dopo aver riportato una dichiarazione di Remo Brunetti che riassume la situazione del Lago e le motivazioni che stanno alla base della richiesta di una Legge speciale, il giornale, a firma del responsabile scientifico di Legambiente, Giorgio Zampetti,  sottolinea  che "sul lago di Cavazzo grava l'impatto di una centrale idroelettrica che impedisce a questo specchio d'acqua, incastonato peraltro in una zona turistica d'alto pregio, di essere valorizzato come meriterebbe". Dopo aver ricordato l'impegno del gruppo friulano di Legambiente, il giornale invita a sottoscrivere la petizione sul sito http://chn.ge/1902Tqh .



venerdì 24 gennaio 2014

Bordano, preoccupazioni per il futuro della Casa delle farfalle (V)

Casa delle Farfalle: la Provincia di Udine scende in campo

Incontro a palazzo Belgrado con i referenti della Coop Pavees e la prossima settimana con il sindaco di Bordano


Casa delle Farfalle: la Provincia di Udine scende in campoOggi l’incontro con i referenti della Coop Pavees (Ylenia Cristofoli e Luca Sicuro), la prossima settimana quello con il sindaco di Bordano Gianluigi Colomba. La Provincia di Udine si fa parte attiva per garantire continuità alle attività della Casa delle Farfalle di Bordano, la cui valenza ha assunto dimensioni tali da essere riconosciuta, tra le poche in Italia, quale giardino zoologico. Valore messo in evidenza nelle parole del presidente della Provincia di Udine Pietro Fontanini che, oggi, con l’assessore alla cultura Francesca Musto, il consigliere delegato alla montagna Luigi Gonano ha ricevuto a palazzo Belgrado i rappresentanti della Cooperativa Pavees che da dieci anni gestisce la struttura.
“La Casa delle Farfalle di Bordano rappresenta un patrimonio importante per la comunità locale – ha detto Fontanini -, si caratterizza per un significativo livello scientifico grazie ai progetti messi a punto negli anni. Non solo. Funge anche da elemento di attrattività per il territorio circostante e per una vasta area del Friuli. A questa ricchezza riconosciuta dall’incremento degli ingressi registrato anche nel 2013, frutto dell’impegno, del lavoro ma anche degli investimenti economici della Coop Pavese, è necessario dare una prospettiva certa. La Provincia si mette a disposizione per raggiungere questo obiettivo”.
Sostegno apprezzato dai rappresentanti della Cooperativa che, malgrado l’incognita sull’effettiva apertura della Casa delle farfalle, in questi giorni continuano a ricevere telefonate per prenotazioni di visite guidate. Un segnale di vicinanza da parte del territorio che riconosce la valenza della struttura confermata dai numeri: nel 2013 la Casa delle Farfalle ha registrato 43 mila ingressi, seconda in regione, solo al Castello di Miramare.
“Sono già 2000 le visite pianificate e alle quali – hanno affermato Cristofoli e Sicuro – vista la tempistica del bando, non siamo certi di poter dare effettiva risposta. Davvero difficile, poi, che l’assegnatario riesca a partire il 16 marzo poiché la Casa delle Farfalle necessita di una programmazione di ampio respiro. Attività in cui noi siamo comunque impegnati poiché crediamo fermamente in questo progetto”.
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La situazione della Casa delle Farfalle con una intervista a Ylenia Cristofoli su Euroregionenews:

http://www.euroregionenews.eu/portale/index.php?a=news&b=28&id=4226 

Bordano, preoccupazioni per il futuro della Casa delle farfalle (IV)

Si susseguono i commenti e le prese di posizione sul futuro della Casa delle farfalle di Bordano.


Polemiche sulla gestione e la Provincia convoca la cooperativa


Messaggero Veneto 22 gennaio 2014
La situazione della Casa delle farfalle sarà affrontata venerdì durante un incontro convocato dall’assessore provinciale Francesca Musto con Ylenia Cristofoli, referente della Coop Pavees che gestisce la struttura. «Vorremmo approfondire con i rappresentanti della Coop Pavees, realtà che, in questi anni, ha gestito la Casa delle farfalle – spiega Musto - gli aspetti legati alla gestione di una struttura di grande valore per il nostro territorio per le sue molteplici ricadute, com’è dimostrato dal consistente flusso di visitatori registrato anche nell’ultimo anno».
Intanto sulla situazione di incertezza che avvolge il futuro della Casa delle farfalle si fa sentire l’opposizione in consiglio comunale: «Ciò che stupisce maggiormente - dice Valter Stefanutti, capogruppo di Lista civica per il Comune di Bordano - è la leggerezza con la quale Colomba ammette che tutt’al più si può parlare di apertura ritardata. Se il bando sarà pronto per il 7 marzo, sarà necessario concedere a chi manifesterà interesse un congruo periodo di tempo per produrre l’idonea documentazione o la relativa offerta e, dopo averne vagliato i contenuti, procedere alla formale assegnazione, tenendo presente i termini per la proposizione di eventuali ricorsi: è dunque assolutamente verosimile che quest’anno la Casa delle farfalle non apra. E se ciò dovesse accadere, il danno economico e di immagine credo sia facilmente intuibili». L’opposizione ricorda che la convenzione decennale con Pavees è scaduta nel luglio 2012, in seguito prorogata fino a dicembre.
«Cosa si è fatto in questi due anni? - chiede il consigliere Stefanutti -. L’azienda avrebbe dovuta essere avvisata per tempo, anche perché la Casa ospita animali che necessitano un determinata cura per sopravvivere. Inoltre, Pavees dispone di autorizzazione ministeriale per gestire uno “zoo”", cosa che non tutte le realtà dispongono. Amministrando dal 2007, il sindaco Colomba aveva tutto il tempo per gestire questa situazione». (p.c.)

Zilli alla Regione: bisogna salvare la casa delle farfalle

Messaggero Veneto 23 gennaio 2014
BORDANO. Il futuro della Casa della farfalle di Bordano arriva anche all’attenzione del consiglio regionale. A portare all’attenzione dell’aula la questione è Barbara Zilli (Ln), la quale presenta proprio in questi giorni una interrogazione a risposta immediata in cui nello specifico si chiede «quali strategie intende mettere in campo la Regione per garantire la continuità dell’attività della Casa delle farfalle, nell’ottica di una piena promozione e valorizzazione di una risorsa unica nel suo genere e caposaldo per l’economia di una rilevante porzione del territorio regionale».
Se il problema attuale riguarda la futura stagione, la consigliera Zilli ribadisce il ruolo fondamentale della Casa quale meta turistica, ma anche la finalità didattica della struttura che, nonostante la crisi, ha raggiunto un aumento di visitatori del 12% l’anno scorso. «Parliamo di una struttura - dice Zilli - che cammina con le sue gambe, si finanzia con risorse proprie e ha usufruito di finanziamenti solo per investimenti mirati ad ampliare l’offerta turistica e didattica. Invito tutti a considerare il peso della Casa delle farfalle per il nostro territorio, in termini di lavoro, occupazione e marketing. Siamo a fine gennaio, non è ammissibile che non ci siano certezze sulla data dell’apertura, né, peggio ancora, sull’attività stessa della Casa».
Per la consigliera regionale ciò che è importante ora è garantire la continuazione di un’attività turistica, che chiusa sarebbe un’ulteriore perdita per il territorio: «Ritardare o, addirittura, annullare l’apertura della struttura - conclude - non significa, semplicemente, sospendere per un anno le attività: questa ipotesi porterebbe a uno smantellamento pesantissimo, con la dismissione di un patrimonio naturalistico che è unico nel suo genere. Saremo vigili affinché Regione e Comune si muovano per garantire la continuità delle attività». (p.c.)

E sul sito del giornale, Antonio Russo lancia una proposta "alternativa":
(...) Una proposta, visto che l'attuale amministrazione di Bordano trova difficoltà, forse per ripetere un dispetto nei riguardi del costruttore della casa delle farfalle, perché la Casa delle Farfalle non la si trasporta a Gemona o a Venzone o altrove dove certamente l'accetterebbero a braccia aperte? Se Bordano trova difficoltà a ospitare tale struttura, la si porti altrove, anche a Pontebba dove la coltiveremmo con molta passione facendola entrare proprio nel Progetto Pramollo.

giovedì 23 gennaio 2014

Bordano, preoccupazioni per il futuro della Casa delle farfalle (III)

Nella discussione e nel confronto anche duro di questi giorni sul futuro della Casa delle Farfalle di Bordano, si inserisce un contributo importante, quello di Paolo Medeossi  che ha offerto  una vasta, approfondita ricostruzione di quello che è stato il "miracolo pavees", indicando anche una strada ideale per risolvere la situazione:

Quell'estate in cui il sogno cominciò a volare

Messaggero Veneto, 22 gennaio 2014

Che sulle pendici del San Simeone volassero, felici e leggeri, splendidi esemplari di “Callophrys Rubi” o di “Parnasius Apollo” lo sapevano in pochi. Anzi lo sapevano solo quei simpatici e austeri signori stranieri che arrivavano armati di retine e trascorrevano lassù le loro giornate come bambini fuori del tempo. Ai piedi della montagna, fra Bordano e Interneppo, in un angolo di Friuli dove nessuno ci passava se proprio non doveva andarci, non avevano fatto caso a una ricchezza, a lungo ignota come un tesoro nascosto. Eppure il San Simeone, rilievo di 1500 metri sulle rive del Tagliamento, dalla cui pancia nel maggio del 1976 si era sprigionata la scossa che aveva raso al suolo mezzo Friuli, da sempre è un regno per le farfalle, una sorta di terra promessa spuntata fuori proprio lì non per un dono della provvidenza, ma per un motivo legato alla posizione e al microclima creatosi grazie al lato sud soleggiato, al lato nord esposto verso il Canal del Ferro e i fianchi bagnati dal fiume e dal lago dei Tre Comuni.
Mettete insieme questi ingredienti, come in un cocktail, e salta fuori il paradiso dei lepidotteri. Cosa che austriaci e tedeschi avevano scoperto, visto che le loro avanguardie militaresche erano passate di qui sia nella prima sia nella seconda guerra mondiale. Anzi, in quest’ultima tragica occasione, avevano mandato a Bordano le carovane con i cosacchi mentre sulla vetta del San Simeone, abbastanza piatta, avevano creato una sorta di aeroporto. E nel far tutte queste manovre belliche avevano appunto notato il mare di colori sulle ali di migliaia e migliaia di farfalle, appartenenti a un numero sterminato di specie.
Aspetti invece trascurati dai residenti, circa ottocento, presi dai gravi problemi contingenti visto che in 60 anni, dal conflitto del ’15-18 al sisma del ’76, avevano dovuto fare e rifare le case ben tre volte mentre la necessità di un lavoro spingeva tanti all’emigrazione. Così, nei paesi popolati dai Picco e dai Colomba (controllare sull’elenco telefonico quanti sono), la gente non aveva avuto il tempo e la voglia di correre dietro ai graziosi insetti, finché un giorno tutto cambiò. E a determinare la svolta, proprio epocale per questa zona appartata e marginale di Friuli, fu un libretto, intitolato “Pavees”, splendido e necessario come di rado accade nel mare di pubblicazioni stampate ovunque.
Esiste una data precisa a ricordo della presentazione, avvenuta l’11 agosto 1995, quando, su iniziativa del Comune guidato dal sindaco Enore Picco, Giuliano Mainardis e Federico Sgobino illustrarono il risultato della loro paziente e lunga ricerca che era andata a scoprire, fra immagini e disegni bellissimi, le visitatrici del San Simeone. L’evento (in questo caso la parola ci sta tutta) ebbe un effetto magico in quell’estate fortunata e originale visto che in regione, in tempi nei quali non c’era ancora la corsa al finanziamento pubblico per sostenere ogni iniziativa, stavano venendo fuori idee e personaggi che hanno segnato gli ultimi 20 anni.
E tutto ciò aveva per protagonisti i paesi, luoghi nascosti che fino ad allora mai erano apparsi sulla scena e che ora svelavano vicende preziose con intelligenza e capacità.
A Bordano fu subito farfalla-mania. Già l’estate successiva le farfalle del San Simeone divennero autentiche e leggiadre “star”, sorrette da manifestazioni di impatto popolare. Un gruppo di amministratori e artisti, riuniti da Enore Picco, mescolando bordanesi e non, con in prima fila Jan Franzil e Giuseppe Brombin, avviò progetti fondamentali anche in senso economico perché richiamavano fiumi di visitatori. Nel 1996 si partì con i murales, dipinti su case e aziende, vista la disponibilità dei proprietari, che avevano deciso di dare un tocco di vivacità a strutture ricostruite dopo il terremoto. Il concorso, che radunò pittori e anime inquiete, andò avanti fino al 2000 lasciando come testimonianza oltre 300 murales, che si possono ancora vedere, nonostante gli effetti del tempo e della pioggia.
Ma non fu l’unica idea: Bordano divenne un laboratorio costante e un punto di riferimento. Prese molto piede il concorso delle fiabe illustrate sotto la guida di Livio Sossi, capace di convogliare qui centinaia di ragazzi e insegnanti. Con tanti tocchi magici, le farfalle del San Simeone avevano messo le ali ai piedi a una valle che, partendo dalla sua storia e dal suo impegno, aveva potuto fare doni inattesi a tutti. Non mancavano nemmeno gli eventi un po’ mondani, come la visita di Vittorio Sgarbi, che una sera apparve con al fianco la conturbante Eleonoire Casalegno, al debutto in tale ruolo, per parlare di arte e farfalle avendo come motivo ispiratore le poesie di Gozzano (pensa un po’). E poi tutti a Gemona a bere moijto e aspettare l’alba.
Questi dunque gli inizi di una fiaba continuata poi concretamente quando, fondata la cooperativa Pavees, nel 2003 si aprì la Casa delle farfalle, visitatissima da migliaia di persone di ogni età e gemellata con importanti strutture straniere, ma sulla quale, come racconta ora la cronaca, cala l’ombra della crisi. Forse, per saltarci fuori, si dovrebbe recuperare lo spirito pionieristico, generoso e compatto di allora, quando la suggestione sincera per le farfalle metteva alla fine tutti d'accordo.
Paolo Medeossi

Quanti hanno promosso, partecipato, o comunque seguito l'evoluzione del progetto probabilmente si riconosceranno nell'auspicio finale. (A&D)