"Alesso e dintorni", dal puint di Braulins al puint di Avons

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martedì 29 agosto 2017

"Un lago... naturale, cosa c’entra con il fuoco... artificiale?"

Ogni anno il Blog rilancia la notizia della manifestazione dei fuochi sul Lago, ritenendola una occasione utile per il lago stesso (se opportunamente promossa e adeguatamente gestita negli "eventi di contorno") e ospitando i commenti delle persone che assistono allo spettacolo. Altre volte il Blog ha pubblicato delle riflessioni critiche sulla manifestazione, vedi per esempio https://cjalcor.blogspot.it/2014/08/fuochi-sul-lago-una-questione-di-etica.html.
In quest'ottica si inserisce ora un contributo di Manuel che si interroga sul senso della manifestazione.
Come sempre, i lettori sono invitati a esprimere la loro opinione, con commenti articolati.
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Dopo diversi anni in ferie altrove, mi trovo ad assistere ai fuochi sul lago.
C’è molta gente e si percepisce un’atmosfera di attesa che sa di grande evento.
C’é chi é pronto con cavalletto e macchina fotografica, chi con i tappi per le orecchie.
Così si spengono i lampioni e partono i primi botti che annunciano l’inizio dello spettacolo e poi via all’evolversi di luci e colori, a creare forme e incastri che danzano sia in aria che sull’acqua…
Sí, lo spettacolo é bello, favoloso; ma come ogni volta che mi trovo da qualche parte ad assistere ad uno spettacolo, in questo caso con il naso all’insú per i fuochi, poi mi volto e osservo le persone che ho attorno, e vedo le espressioni e ascolto i commenti, o meglio, le vocali che pronunciano, che spesso concordano tra di loro.
Le più usate sono la “i”, credo per qualcosa di inaspettato, ma soprattutto la “o”, per qualcosa di spettacolare.
A volte parte anche l’applauso. Deve essere per qualcosa di straordinario.

La gente si diverte, e va benissimo.

Ma intanto rifletto… perché?

Perché i fuochi?

E perché sul lago?

I fuochi portano gente, benissimo, non me ne vogliano i gestori degli esercizi commerciali, le riflessioni non sono a carattere economico, e neanche gli organizzatori, le intenzioni e i risultati sono sicuramente positivi.

Ma perché tante persone si spostano, probabilmente anche da lontano, per partecipare a quello che dovrebbe essere il rito conclusivo di un grande evento, di qualcosa di straordinario, e invece é proprio questo l’evento stesso… ?  Così ne risulta anche snaturato il senso e inflazionata l’importanza; non c’è stato un sacrificio per il raggiungimento di un obiettivo, c’è solo la festa...
E continuo con la riflessione e mi chiedo… ma l’essere umano ha proprio bisogno di sentirsi sempre in uno stato di divertimento e che questo sia sempre straordinario? Ha proprio bisogno di continue sovrastimolazioni sensoriali che arrivano dell’esterno?
Perché l’essere umano altrimenti... si annoia? E mi chiedo, ma siamo forse stati così tanto svuotati in modo da poter e dover essere continuamente sovrariempiti da qualcosa di artificiale, e che sia qualcosa comunque sempre più forte altrimenti non basta?

E riflettendo ancora... cosa c’entrano i fuochi artificiali con il lago?
Un luogo che richiama pace e quiete come fa a legarsi ai fuochi?
Un luogo che contempla la lentezza della natura cosa ci fa con un evento che brucia tutto subito?
Un luogo che richiama silenzio, cosa ci fa con un evento così violentemente rumoroso?
Un lago... naturale, cosa c’entra con il fuoco... artificiale?

Cosa c’entrano i fuochi con le anatre o le folaghe che fino a poco prima insegnavano ai loro pulcini a rovistare con il becco sul fondo delle acque basse delle rive?
O con il capriolo che ha appena portato i propri piccoli nella tana facendo ben attenzione a disperdere le proprie tracce?
O con i pesci, che magari sono attratti dalle luci che galleggiano e che poi improvvisamente esplodono sulla superficie dell’acqua…?

Perché per l’uomo é così difficile percepire la natura delle cose?
Siamo sicuri che piace anche a loro? Ci interessa?
Perché a volte é così difficile andare un po’ di più nel profondo, ma si rimane in superficie?
Siamo abituati a vivere le cose con una visione uomo-centrica, dove sia per esigenze primarie, che per quelle meno importanti, prendiamo senza chiedere, usiamo senza restituire, consumiamo senza ringraziare... e questa probabilmente é una abitudine della nostra cultura recente, che a parole tanto contestiamo, ma ne siamo protagonisti.
In altri luoghi o in altri tempi non è e non era così.
Siamo affascinati dagli indiani d’America, ma poi non facciamo nulla, nemmeno nel nostro piccolo per assomigliargli.

La superficie del lago riflette, forse noi un po’ di meno?

                                           


Ringrazio il Blog per la pubblicazione.

Manuel, Delés

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(Le foto a corredo sono di Jerry Feregotto, da facebook) 

5 commenti:

  1. Franceschino Barazzutti30 agosto 2017 alle ore 00:28

    Manuel, sei grande.....di cultura! Franceschino Barazzutti

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  2. OTTIME E CONDIVISIBILI TUTTE LE TUE CONSIDERAZIONI,MA SE PRENDIAMO QUESTO QUARTO D'ORA DI FUOCHI COME MERO SPETTACOLO O DIVERTIMENTO COME UN FILM O UNA PASSEGGIATA O CHE ALTRO, CI PUO' STARE, NO? MANDI YKO.

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  3. Grazie Manuel,
    da una parte c'è la poesia della natura … dall'altra l'esibizionismo dell'uomo,
    da una parte la meravigliosa lentezza dei ritmi biologici ...dall'altra un grezzo e veloce bombardamento sensoriale,
    da una parte l'arte di saper aspettare …dall'altra la compulsiva necessità di consumare,
    la contemplazione del silenzio …contro l'incapacità di ascoltarlo,
    un delicato ed elegante equilibrio …contro un rozzo ed inquinante spettacolo

    Come dissi in passato, proviamo a distinguerci e scegliere di non proporre i fuochi sul lago perché inquinano, sono nocivi, diseducativi, sono uno spettacolo usa e getta, pura esibizione del consumismo umano.

    Grazie

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  4. Ottime considerazioni, complimenti!! E per le prossime volte spero che gli organizzatori usino fuochi senza il botto (esistono in commercio), per non spaventare gli animali selvatici e domestici. Giancarlo Pillinini

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  5. Non si sarebbero potute trovare parole più adatte. Bravo Manuel!

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