"Alesso e dintorni", dal puint di Braulins al puint di Avons

"Alesso e dintorni", dal puint di Braulins al puint di Avons

sabato 30 settembre 2017

Obiettivo su Bordano & Interneppo - 1 - Lassù da Roste

Prima del Ponte di Braulins... Lassù da Roste

In questi giorni, precisamente il 23 e il 24 settembre, c’è stata la festa dedicata al celeberrimo Ponte di Braulins, che da 102 anni consente di stabilire un rapido collegamento tra di ca e di là da l’aghe, tra il Gemonese e il territorio della Val del Lago. Devono averne tratto enorme giovamento quei nostri antenati, che ebbero la sfortuna di subire le privazioni della guerra ma la fortuna di veder completata quest’opera che avrebbe rivoluzionato gli spostamenti, portando all’estinzione un mestiere rischioso ma di antica origine, quello dei barcaioli. Quei paesi sul Tagliamento fino ad allora non avevano molta scelta per garantire il passaggio ai propri abitanti: attraversare il “re dei fiumi alpini” a piedi quando era in secca o comunque in magra, o su imbarcazioni quando era ad una portata ancora affrontabile.
 
La posa dell'ultima pietra del "puint di Braulins"


Queste barche servivano una vera e propria tratta da Braulins (paese di grande tradizione in tale settore) verso Gemona, la così detta “strada della Barca”, e da Bordano all’Osteria del Lisk, posta a due chilometri da Venzone, e da cui si poteva proseguire a piedi verso questo paese o verso Gemona, che rimaneva la meta principale. Ma, se Braulins ebbe alla fine il tanto agognato ponte e Pioverno, per esempio, vide attivo prima il ponte di legno, tra il 1784 e quando fu incendiato dagli austriaci in ritirata (1809), e poi la passerella tra il 1926 e il 1966, quando andò distrutta per la piena fenomenale del Tagliamento, il panorama di Bordano non fu mai arricchito da un qualche tipo di costruzione permanente che collegasse le due sponde, non perlomeno nel corso della storia a noi nota. Oltretutto il paese, a differenza degli altri due, non è esattamente attaccato al corso d’acqua, tanto più se si parla del vecchio villaggio, che prima del terremoto del ’76 vedeva nelle Popules la località più prossima al Tagliamento, mentre a inizio ‘800 era addirittura di molto più arretrato, con Plaçe come ultimo borgo prima del fiume. Il tratto di Tagliamento che corre tra i due citati paesi prossimi al nostro, inoltre, ha la sua maggiore larghezza proprio di fronte a Bordano, in pratica tra la zona del campo sportivo e il punto in cui il Rio Pozzolons si introduce nel Tagliamento, in località Rivoli Bianchi. Dunque, anche avendo voluto erigere un ponte vero e proprio o una passerella, essi non avrebbero potuto partire dal punto più vicino al paese.

Avendo appurato che esisteva quindi solo un attracco per barche, dove avremmo incontrato il nostro Caronte pronto per traghettarci di ca da l’aghe? Beh, bisogna puntare a nord-est, percorrere quindi la strada verso Pioverno finché non si giunge in vista della minuscola galleria, punto in cui il fiume dista ormai pochi metri e in cui terminano i fondi della così detta Piana di Bordano; qui il San Simeone comincia letteralmente a toccare il Tagliamento. Poco prima della galleria una breve stradina campestre, segnata nel Nuovo Catasto Italiano come comunale (una delle 20 strade comunali di Bordano registrate nei vari catasti), detta Strade di Grisigníti, conduce in brevissimo tempo e praticamente in linea retta dalla strada principale, Via Bordano, alla sponda del fiume, precisamente presso la rosta; da qui il nome della località: Lassù da Roste

Qui, Oscar Rossi, si inoltra in un prato di Lassù da Roste che termina a sinistra in un groviglio di arbusti. Proprio sotto quelle piante il tracciato della vecchia e ormai inutilizzata Strade di Grisigníti. Se provate a inoltrarvi per qualche metro in questa macchia, noterete prima un piccolo muretto che affiora e, oltre, il piano ribassato della ex strada comunale. Sullo sfondo l'immancabile Monte Chiampon. (foto di Enrico Rossi)

La strada oggi è inerbita, invasa da sterpi e alberi, ma all’epoca doveva essere frequentata se pensiamo che proprio in Lassù da Roste esisteva l’unico “porto di Bordano”, anche se era mobile a seconda dell’andamento fluviale. Le barche erano a fondo piatto, per una maggiore stabilità in un corso d’acqua a regime torrentizio, e comunque vi era l’impossibilità di dotarsi di un grosso pescaggio. Il barcaiolo dirigeva l’imbarcazione non da seduto per mezzo di remi ma stando in piedi e servendosi di una lunga asta. Il servizio era comunque a pagamento, dato che quello del barcaiolo era un vero e proprio mestiere; ci sono persino giunte le tariffe per persona che nel 1912, stesso anno in cui partirono i lavori del ponte, erano richieste a seconda delle varie condizioni del fiume. In caso di acqua limpida 10 centesimi, con acqua torbida 15, 20 con una piena di media entità e 25, quindi due volte e mezzo il prezzo minimo, con piena notevole. Le traversate erano regolarmente eseguite dalle sei del mattino sino al tramonto, anche se se la flessibilità era garantita facendo avvisare i barcaioli la sera prima nel caso qualcuno avesse voluto muoversi prima del normale orario d’inizio. Tuttavia, nonostante i prezzi più che abbordabili per l’epoca, si continuava anche a passare il Tagliamento a piedi, alcune volte per non dover perdere tempo cercando il punto designato. 

Una foto non datata, ma probabilmente del periodo a cavallo tra i due secoli scorsi, in cui è ritratta una tipica imbarcazione che faceva la spola tra Bordano e la zona di Gemona e Venzone. Sullo sfondo evidentissima la località di Rivoli Bianchi, con quel caratteristico conoide detritico. (C.M.U.)

Certamente era un azzardo avventurarsi a piedi perché non si sapeva mai che brutti scherzi potesse riservare la corrente, anche se non mancarono incidenti, anche gravi, che coinvolsero le stesse imbarcazioni. Si ricordi per esempio la tragedia immane del 28 maggio 1708, quando una barca di Braulins affondò con 110 persone a bordo, probabilmente stipate all’inverosimile. In 58 perirono, ma nessuno di Bordano, tutti provenienti da paesi dell’attuale Comune di Trasaghis.

Ma vediamo un attimo quali informazioni si riescono a ricavare da questi due toponimi locali! La strada, palesemente un ecotoponimo (vedi definizione che ne dà Enos Costantini), era anche detta da alcuni “di Crissignili” e l’origine non è certa, anche se si pensa che non fosse altro che un soprannome, come tanti ce n’erano e ce ne sono ancora a Bordano. Chi mai fosse Grisigníti nessuno lo ricorda; forse, dico io, il primo barcaiolo di Bordano, o il proprietario del terreno su cui è stata tracciata la strada, o ancora colui che ebbe l’idea di farla passare per lì? Non si sa! Il termine “rosta”, invece, non porta alcun mistero. Le roste, rostis in friulano, altro non erano che dei semplici muretti in pietra, ma potevano servire per molteplici funzioni: stabilizzare una scarpata, segnare i confini degli appezzamenti, rappresentare una barriera contro lo straripamento di corsi d’acqua. Il caso in esame è proprio quest’ultimo e la difesa allestita non lo era certo nei confronti del Rio Rosta, che scorre sopra la galleria e che non rappresenta alcun pericolo, essendo asciutto per la maggior parte dell’anno, bensì per tenere a bada il Tagliamento, che proprio in quel punto produce un’ansa che lambisce pericolosamente, in caso di piena, la Piana di Bordano. Il Leskovic ci dice che, nel caso di un muretto eretto a mo’ di argine di un importante corso d’acqua, le pietre che lo costituivano dovevano essere particolarmente grandi, squadrate e tenute insieme anche grazie alla malta di cemento, mentre nel caso di torrentelli, o comunque di corsi d’acqua di secondaria importanza, il tutto era realizzato a secco e con elementi lapidei di minori dimensioni. Un sinonimo può essere la muserie, ma solo con l’accezione di muretto a secco, in quanto anche questo termine si ricollega a vari altri significati, che meritano di essere esplicitati in un altro articolo.
 
Prima del Tagliamento ormai prossimo, però, dell'altra boscaglia blocca la visuale e nasconde una collinetta creata con l'accumularsi delle macerie, qui scaricate, delle case di Bordano andate distrutte a causa del terremoto del '76. Per raggiungere il sito non fu usata la Strade di Grisigníti ma una nuova, aperta a ridosso della piccola galleria del Rio Rosta e, questa sì, ancora percorribile. (foto di Enrico Rossi)


Tuttavia alcuni potrebbero farsi una domanda non banale: ma, se la meta più gettonata o comunque importante era Gemona, come mai decisero di collocare il punto d’imbarco in Lassù da Roste, località molto più vicina a Venzone che a Gemona per esempio, e non invece più a sud, magari proprio nel punto meno distante dall’abitato? Domanda lecita e interessante ma dalla risposta più semplice di quel che forse si crederebbe. Era tecnicamente impossibile partire più a sud per il semplice motivo che il principale ramo d’acqua del Tagliamento bagna le sponde solamente in due punti nei pressi del paese, in Lassù da Roste appunto e allo sbocco del Rio Dumbli nel Tagliamento, rio dal nome che tra l’altro non trova alcun riscontro orale negli ultimi decenni ma che ricorreva non di rado se pensiamo che era stato scelto come confine tra il nostro Comune e quello di Trasaghis nei periodi di contrasti tra le due comunità. Il confine attuale invece si ferma più a nord, in quanto passa per i Laghetti. Questo secondo sito, situato all’estremità meridionale della Piana di Bordano e ai piedi non del San Simeone ma del Naruvint, era, sì, molto più vicino a Gemona ma ben più lontano da raggiungere partendo da Bordano rispetto a Lassù da Roste. Quindi, imbarcandosi presso la rosta, la maggiore distanza da Gemona veniva largamente compensata dal minor tempo impiegato per raggiungerla; una volta a bordo, poi, la corrente compiva un lavoro più efficace di quello delle gambe. È possibile però che il corso del Tagliamento in passato fosse diverso a tal punto da consentire di usufruire di un attracco più agevole, in termini di distanza, da Bordano? Certamente il Tagliamento, per le sue peculiarità geomorfologiche, nel corso della sua storia ha modificato, anche ampiamente, il suo percorso, però, se andiamo a consultare la mappa del Barozzi (1859), vedremo che la situazione era pressoché identica a quella attuale per quanto riguarda il settore di Bordano, con le due località citate come unici punti utili di attracco. 

La mappa del 1859, in cui si nota come l'andamento del principale ramo d'acqua del Tagliamento fosse molto simile a quello attuale, con Lassù da Roste (cerchiata in azzurro) sempre bagnata dalle acque (da "Monte San Simeone", numero di ottobre 1989),

La rosta è invece molto ben evidenziata nella mappa del Comune Censuario di Bordano con Interneppo (1843), in cui si nota come parta dallo sbocco del Rio Rosta, segua la riva per alcune decine di metri per poi creare una zona protetta dalla corrente. 

Nella cartina del Comune Censuario (1843) è stata riprodotta accuratamente la “Rosta di Bordano”, come si può leggere. Testimonianza preziosa per avere anche un’idea delle dimensioni, della posizione e della forma di quella che è stata una importante opera di protezione contro le esondazioni (A.S.U.).

Nessuno probabilmente compirebbe ai nostri giorni quella traversata, non per necessità perlomeno, e, mentre la vecchia strada continua ad essere inghiottita dal verde, il Ponte di Braulins incassa migliaia di segni di pneumatici al giorno. Sono i tempi che cambiano, che lasciano indietro il vecchio e sviluppano il nuovo; quello che non deve cambiare e che anzi deve essere sostenuto è la memoria!

Enrico Rossi


 Fonti dell’articolo:


  • Libro “ Bordan e Tarnep: nons di lûc”, Enos Costantini, 1987
  • Libro “Bordan e Tarnep: un modello di sviluppo autosostenibile”, Luigi Tomat, 2006
  • Libro “Val dal Lâc”, a cura della Società Filologica Friulana, 1987
  • Periodico “Monte San Simeone”, ottobre 1989
  • Testimonianze orali di Oscar Rossi

2 commenti:

  1. Sarebbe interessante aggiungere anche l'importanza che "lassù da Roste" ha significato per la gioventù bordanese del dopoguerra, per tutti è stata la Lignano bordanese. Tutti hanno imparato (o no) a nuotare li. La "roste ponete" era il punto più comodo per raggiungere l'acqua e dove partivi, nuotando, fino a dove "la roste" il muraglione di contenimento, terminava e il greto del Tagliamento diventava spiaggia di ciottoli, scomodissimi e taglienti ma alla portata di tutti.

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  2. Bundì, sono Enrico Rossi, l'autore dell'articolo. La ringrazio per lo spunto; potrei utilizzarlo per la stesura di un futuro testo sempre su questo blog. Anzi ogni suggerimento è ben accetto, anche se personalmente mi sono già fatto una scaletta di argomenti per il momento. Il prossimo è già certo ma ovviamente è una sorpresa. Ariviodisi!

    Enrico Rossi, Udine

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