"Alesso e dintorni", dal puint di Braulins al puint di Avons

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giovedì 30 novembre 2017

Obiettivo su Bordano & Interneppo - 3 - Dati e ipotesi sulla nascita di Bordano

Tra i due litiganti (Venzone e Tolmezzo) il terzo nasce (Bordano)

Bordano e Interneppo, legati oggi dal vincolo comunale, lo sono stati in passato per molteplici motivi ma forse non poi così tanto per il più importante degli atti di un paese, la nascita della comunità. Un conto infatti è verificare come il nome di quello che poi fu ed è un paese sia stato citato in un qualche documento, e un altro è assicurarsi che quella citazione si riferisca proprio al paese e non, per esempio, a una semplice località disabitata. Non è dunque scontato collegare la menzione “Bordanum”, scoperta in un codice della Chiesa gradese dell’anno Mille, alla presenza effettiva di un villaggio, un gruppo di case, una comunità insomma, anche se in quel documento si citavano i villaggi friulani sopravvissuti alle invasioni ungare, che avevano spopolato il Friuli nella prima metà del X secolo. Successivamente infatti abbiamo solo un “Plano de Bordan” e “Planitia de Bordan” in un atto del 1267 che riporta i confini della Pieve di Osoppo. Si parla dunque di piana, non di villaggio. Dato il velo di mistero che mai è stato del tutto levato dall’origine del nostro paese, affascinante anche nel nostro caso risulta la serie di teorie sia circa gli sviluppi delle prime attività umane, non necessariamente ascrivibili alla presenza di un villaggio, sia riguardo l’etimologia del nome del paese. Proprio quest’ultimo campo di studi è infatti in grado di dare una gran mano alla risoluzione di questi interrogativi. Per quanto appunto tutto ciò sia interessante, vorrei ora considerare una di queste teorie, naturalmente opportunamente suffragata da indizi storici e circondata da vicende, anche al limite del leggendario. La mia intenzione non è certamente quella di avere la pretesa di presentare questa teoria come quella decisiva, ma anzi di porla sul tavolo della discussione per ricordare come le certezze siano meno numerose dei “forse”.
 
Bordano dal Monte San Simeone. Dall’anno Mille al 1506 non è poco il tempo che è passato, ben mezzo millennio! Eppure non possiamo dirci ancora certi su come e quando nacque il nostro capoluogo comunale. (foto dal sito prolocobordano.it)

Tra questioni di interessi nei traffici commerciali, ripicche e svolte imposte dagli alti poteri, per seguire il filo logico bisogna tornare al punto di svolta nella storia friulana, la fine del potere temporale patriarcale e il passaggio sotto il giogo della Serenissima. I nuovi dominatori, per non intaccare il delicato equilibrio democratico delle comunità ed evitare quindi atti di ribellione e insofferenza, permisero ad esse di mantenere i propri statuti. Non potevano certamente sapere che in alcuni di questi ordinamenti ci fossero delle norme fonti di dissidi. Una di queste norme relativamente pericolose era quella che Tolmezzo continuava a far rispettare a danno soprattutto di Venzone, importante nodo commerciale e di scambi tra la Carnia e l’alta pianura friulana. Essa diceva infatti che tra la Pasqua e la Pentecoste non potevano essere esportati dalla Carnia animali da latte, ammenoché non si avesse ricevuto il permesso dal Gastaldo locale. Venzone in quel periodo vendicò il danno introducendo di nascosto nel suo statuto il divieto di trasportare a Tolmezzo granaglie e vino tra la Pasqua e San Martino, 11 novembre (come ben sanno gli interneppani), anche in questo caso ponendo come eccezione il permesso rilasciato dal Capitano di Venzone e come pena, in caso di violazione, 40 denari. La guerra commerciale si inasprì ulteriormente quando Tolmezzo, d’accordo con Gemona, entrò in trattativa coi nobili Viscardo e Simone di Colloredo, cui era sottoposto il feudo di Interneppo, affinché dessero in affitto o gli cedessero definitivamente lo stesso feudo. Il piano di Tolmezzo e Gemona era quello di far passare per le terre di Interneppo una nuova strada che potesse mettere in collegamento le due cittadine e così estromettere da quei commerci Venzone, che così sarebbe rimasta improvvisamente tagliata fuori. La macchinazione non riuscì però a passare inosservata, tanto che Venzone aggiornò di questi fatti il Luogotenente della Patria, di base a Udine, il quale a sua volta demandò la questione alla massima autorità in persona, ossia il Doge, all’epoca (1435) Francesco Foscari. Egli rispose in merito con una lettera del 12 giugno in cui si raccomandava l’annullamento dell’ambizioso e sotterraneo progetto, i cui lavori erano tra l’altro già stati avviati, e la ripresa dei traffici per la vecchia strada passante per Venzone. Dopo questa beffa sventata, Venzone bramava di acquisire il territorio di Interneppo per appropriarsi finalmente di quel fazzoletto di terra tanto povero quanto insidioso, a causa dei sotterfugi che potevano reiterarsi. Fu sicuramente una gran soddisfazione quando, il 19 febbraio 1506, la villa di Interneppo assieme ai suoi territori, che andavano dal Lago di Cavazzo al Tagliamento, passò a Venzone. Fino ad ora di Bordano neanche l’ombra in questi affari, tanto è vero che si fa sempre riferimento a Interneppo anche per quanto riguarda le lande a est della Sella di Interneppo. Proprio in questo momento di svolta per Interneppo si pensa che Bordano abbia veramente avviato la sua storia come paese. Pare che proprio quell’anno i venzonesi avessero inviato nella parte orientale del nuovo feudo alcune famiglie affinché cominciassero a lavorare quelle terre ancora incolte e a creare pascoli.
 
Veduta di Tolmezzo nella sua ampia e suggestiva conca fluviale. La capitale carnica fallì nel tentativo di acquisire Interneppo, che andò infine a Venzone, ma proprio da essa si innescò quella serie di eventi che portò poi alla nascita della comunità bordanese. (foto dal sito turismofvg.it)

Un censimento voluto dal Luogotenente della Patria Antonio Grimani esattamente 150 anni dopo, nel 1656, rilevava un aspetto che da solo potrebbe benissimo venire incontro alla teoria della tarda nascita di Bordano. Il calcolo del numero di abitanti di Venzone e dei borghi alle sue dipendenze, Portis, Pioverno, Interneppo e Bordano, segnalava la popolazione di quest’ultimo essere circa la metà di quella di Interneppo: 70 contro 147. Un numero così basso poteva certamente spiegarsi con una colonizzazione risalente non a diversi secoli prima, ma al massimo a qualche generazione, soprattutto tenendo conto che villaggi comunque modesti erano più popolati: 88 abitanti a Pioverno e ben 355 a Portis. I cognomi dei capifamiglia a Bordano erano soltanto tre: di Pich (che diventerà poi Picco), Colomba (arrivato immutato sino a noi) e di Sella (in pratica Sella ma sopravvissuto nel nostro Comune solo fino ai primi del ‘900, nonostante ben due borghi prendano il suo nome: Sele Grande e Sele Piçule). Certezze non si possono avere, dato che l’anno a cui corrispondono le prime attestazioni dei cognomi di Bordano e Interneppo è il 1575, quindi già dopo la presunta origine di Bordano come paese. Si tratta in questo caso dei registri battesimali di Cavazzo, cui seguiranno quelli dei morti, a partire dal 1595, e dei matrimoni, dal 1600. Di un certo aiuto possono invece risultare gli atti del 1361 e del 1384, primissimi accertamenti circa la presenza di abitanti nelle nostre zone, in quanto, anche se non esistono ancora cognomi, si menziona solo Interneppo; Bordano sembra proprio non esistere nemmeno. Quindi, se così fosse, è automatico ritenere che quei primi bordanesi, uomini e donne del ‘500, provenissero tutti da paesi già esistenti nelle vicinanze, non necessariamente dallo stesso Venzone. Una breve analisi di quei tre soli cognomi permette già di avere un quadro un minimo meno sfumato. Sella, oggi diffuso in Comune di Verzegnis, si ritrova come Zella nel 1586 proprio per un abitante di quella zona, tale Candido, mentre a Bordano si riscontra in un atto del 4 agosto 1684 con Antonio fu Pietro di Cella. Interessante anche verificare come la forma definitiva, quella con la “s”, sia comparsa ancora più tardi, nella prima metà del ‘700. In particolare il cambio si ebbe almeno con una persona ben precisa, tale Candido, che morì a 70 anni il 22 settembre 1734 col cognome di Cella ma che il 9 febbraio 1722 compare come Sella nell’atto che registra il matrimonio del figlio “Jacobus”. Fino alla sua estinzione, Sella rimase comunque un cognome tipico di Bordano e non di Interneppo. Entrambi i documenti provengono dai registri parrocchiali di Cavazzo. Colomba invece è un cognome prettamente italiano e in particolare del Nord Italia; tuttavia la prima citazione per il nostro Comune interessa un documento dell’archivio parrocchiale di Cavazzo del 14 gennaio 1507. Avremmo potuto esultare nel pensare che poteva riferirsi a uno dei primissimi abitanti di Bordano, visto che la possibile fondazione della comunità risalirebbe appena all’anno prima, ma ahimè questo Antonio Colomba era di Interneppo, così come gli altri Colomba che si ritrovano nel 1575 e nel 1581. Per imbattersi nel primo Colomba bordanese a noi noto bisogna andare avanti fino al 15 gennaio 1604, quando è registrato il matrimonio tra Colomba fu Antonio Colomba e Simone fu Sebastiano di Pich, entrambi di Bordano. Pare dunque abbastanza ovvio che i Colomba di Bordano altro non fossero che interneppani trapiantati nel nuovo villaggio nei pressi del Tagliamento, dunque più conterranei rispetto ai Sella, che abbiamo detto provenire probabilmente dall’attuale Comune di Verzegnis. Ricordiamo però che Verzegnis è un monte, un massiccio, oggi anche un lago, un Comune appunto ma non un paese, dato che la stessa municipalità è costituita, dal punto di vista antropico, da una serie di borgate: Villa, Chiaulis, Chiaicis, Intissans, giusto per citare le principali. Per di Pich, poi Picco, vale un po’ la stessa cosa che per Colomba. Il cognome è friulano e compare soprattutto in documenti carnici, ma anche in questo caso i primi Picco del nostro Comune sono di Interneppo, a partire da Maria Magdalena fu Sebastiano di Pich (maggio 1575). Il primo bordanese sicuro con questo cognome l’abbiamo nel tardo 1684, Valentina fu Sebastiano di Picco, che quel giorno si sposò con l’interneppano Antonio fu Leonardo di Picco. Ma se con notevole probabilità i Picco e i Colomba arrivarono a Bordano da Interneppo, tornando al censimento del 1656 si noterà qualcosa di strano: mentre i Colomba e i di Pich a Bordano rappresentano i cognomi rispettivamente di 4 e 7 capifamiglia su 12 famiglie totali (uno solo era un di Sella), per Interneppo su 23 famiglie abbiamo un solo di Pich e nessun Colomba. Questo può voler dire che gran parte dei Colomba e dei di Pich di Interneppo si erano ormai trasferiti a Bordano, popolandolo quel che bastava per fargli appunto raggiungere appena la metà degli abitanti del loro villaggio d’origine. A parte per qualche di Sella insomma, Bordano, o meglio, la cittadinanza di quella Bordano degli albori era figlia di quella di Interneppo, un’estensione in pratica o magari, forzando ancora di più il concetto, una specie di grosso borgo “fuori sede” di Interneppo. L’estrema esiguità già in partenza dei di Sella potrebbe poi spiegare come mai questi alla fine non ebbero un seguito fino a noi. Tuttavia la migrazione dei Picco non deve portare assolutamente a ritenere che essi da quel momento in avanti non abbiano comunque rappresentato una delle stirpi principali di Interneppo; anzi non solo in parte rimasero ma diedero anche il nome a uno dei principali quattro borghi storici del paese, Borc di Pic appunto, presso la seconda curva una volta entrati in paese da est. Questi dati portano a formulare anche un’altra ipotesi, e cioè che i signori venzonesi in realtà non si sporcarono le mani in quella che doveva essere una magra e ombrosa piccola valle come quella di Bordano, ma invitarono, magari incentivandoli, i loro nuovi cittadini a prendersi cura e a sviluppare le vocazioni agricole di questa disabitata zona. Sul perché arrivarono i Sella invece non saprei, forse attirati da nuove possibilità di lavoro in una terra praticamente vergine.

Una volta che abbiamo visualizzato questi primi abitatori di Bordano, passiamo anche a vedere quali dovettero essere i primi borghi e come si presentasse quindi il nuovo centro abitato. Ancora prima di passare a indagare, un dato è già noto: le piccole dimensioni. Se infatti la popolazione era la metà di quella di Interneppo ancora 150 anni dopo, per tutta la prima fase del suo sviluppo Bordano deve essere stato assai più ridotto. Oltre a ciò, la ricerca risulta estremamente agevolata in quanto sappiamo anche che gli abitanti con quei primi tre cognomi principali si trovarono inizialmente ripartiti negli stessi borghi: in sostanza i di Sella stavano in Sele Grande e Sele Piçule (che assieme possono essere intesi come Borc di Sele), i Picco in Borc di Sore e i Colomba in Borc di Sot. I primi due borghi sono assolutamente famigliari per chi conosce il paese, in quanto ancora ben distinguibili, nonostante i rifacimenti post-terremoto, grazie anche ai cartelli che li segnalano, e sono entrambi a nord della chiesa. Sele Grande tra le due è quella più isolata nonché il borgo più alto di Bordano, assieme a Palâr. Borc di Sore e Borc di Sot invece non sono più di uso corrente, e per individuarli con certezza bisogna andare a pescare la mappa di epoca napoleonica. Una volta presa e messa davanti ai nostri occhi, si potranno fulmineamente intuire ben tre informazioni: il fatto che il Borc di Sore non fosse altro che Brandisorie, unico nucleo di case che esisteva a ovest della chiesa e quindi “di sopra”, verso quote maggiori, e che si situa ancora oggi al punto d’incontro tra la principale Via Roma e Via Sella Grande; quanto fosse ridotto l’abitato rispetto non solo a quello attuale ma anche a quello immediatamente antecedente al terremoto; come fosse ripartito esattamente in tre blocchi di case separati tra loro. Due di questi li abbiamo già nominati, Borc di Sore (alias Brandisorie) e Sele Grande (in quanto Sele Piçule era ed è più prossima all’ultimo blocco), e il terzo appunto può essere soltanto il mancante, Borc di Sot, il borgo dei Colomba. Nello specifico questo macroborgo, essendo comunque il più importante e articolato, conteneva le borgatelle di Plaçe, Cortane, Munís, Sie, Cort dai Puls, La Cort e Borc di Mon. C’è da pensare che demograficamente e urbanisticamente il primordiale paese non si discostasse molto da quello di inizi ‘800, vista la già ridottissima estensione e frammentazione di quest’ultimo. Ecco dunque come doveva apparire Bordano all’inizio della sua storia e poi per vari secoli, con tre borghi principali, separati tra loro a formare un triangolo unito agli angoli dalle attuali Via Roma, Via Sella Grande e Via San Simeone. Ancora nessun Borc di Prussie e Borc di Palâr, per esempio, località caratteristiche che successivamente diventeranno, assieme a Sele Grande, gli altri due borghi più isolati di Bordano. Bordano ha dunque subito nel suo piccolo una trasformazione urbanistica molto più accentuata di Interneppo, il quale già nel catasto napoleonico era simile in tutto e per tutto al paese che conoscevamo fino al ’76.
 
Ecco come appariva Bordano ai tempi di Napoleone: tre soli nuclei e ben distinti tra loro. Così anche forse appariva all’inizio della sua storia, ben più ridotto di Interneppo. Ogni nucleo iniziale era caratterizzato dalla presenza di una sola stirpe principale: i Sella, i Picco e i Colomba. (foto dal libro “Bordan e Tarnep, nons di lûc”, Enos Costantini, 1987)

Ma ora, terminati i confronti, le considerazioni e le teorie storiche, passiamo alla leggenda! Non si parla di una fantastica fondazione di Bordano, come si potrebbe dire per Udine, il cui colle sarebbe stato, secondo la relativa e famosa leggenda, eretto dai soldati di Attila per permettere al condottiero unno di ammirare meglio l’incendio di Aquileia, ma ci si collega alla vicenda della strada proibita, che poi indirettamente portò effettivamente alla fondazione di Bordano secondo la teoria della genesi cinquecentesca. Esiste infatti un brevissimo racconto che assume i contorni del mito, ma che avrebbe un fondamento storico collocabile proprio nel contesto della costruzione, poi annullata, della strada alternativa all’arteria per Venzone. Si dice infatti che in una località detta Cueste dai Muarz siano stati osservati combattere due omoni a colpi di coltello e che alla fine entrambi caddero morti. Il lato leggendario della storia riferisce che essi erano due conducenti di qualche carico che erano venuti alle mani per una lite, mentre quello storico, o presunto tale (visto che il tutto non è inverosimile ma neanche accertato), inquadra l’accaduto parecchi secoli fa proprio nell’ambito della costruenda strada per volere di Tolmezzo e Gemona a danno di Venzone. Sappiamo che la strada non fu mai terminata, ma qualche piccolo convoglio o commerciante isolato poteva benissimo aver intanto usufruito di qualche sentiero o mulattiera costeggiando il lago di Cavazzo. Il sito infatti è individuato a sua volta in un’altra località, meno misteriosa della Cueste dai Muarz, ed è Roncons, tra la “penisola” di Nalbin (in pratica il conoide dell’omonimo torrente, detto anche Albin) e la ex Strada Militare del Monte Festa, quasi un chilometro a nord di Interneppo e a due passi dal Lago di Cavazzo. Passando in macchina, la troveremmo proprio appena usciti dalla Galleria del Lago. Si parla anche della presenza di uno stavolo in loco. Anche in questo caso, avendo il racconto omesso il motivo del litigio finito nel sangue, mi piace tentare di dare una risposta logica; e se dunque quei due viaggiatori avessero attaccato briga perché, provenendo uno da una parte e uno dall’altra ed essendo quel percorso troppo stretto per far passare due carri contemporaneamente, avevano cominciato a discutere su chi dovesse far passare l’altro?
 
Al numero 23 abbiamo la località di Nalbin, con la sua conformazione tipica del conoide; subito sopra, al numero 21, Roncons con la Cueste dai Muarz e la storia che è stata tramandata. Non c’entra direttamente con la nascita di Bordano, ma è interessante considerare come la vicenda fosse ambientata nel periodo di tensioni che poi portò all’acquisizione venzonese di Interneppo e quindi allo sviluppo di Bordano. (foto dal libro “Bordan e Tarnep, nons di lûc”, Enos Costantini, 1987)

In realtà non molte cose alla fine sono sicure al 100% in tutta questa storia, tornando a noi, sull’origine di Bordano. D’altro canto uno sviluppo demografico lentissimo non doveva essere inusuale. Mi viene in mente, per esempio, il quartiere udinese a cui sono più legato, Chiavris, una volta un umile e minuscolo villaggio fuori Udine e che a fine ‘500 ospitava soltanto una cinquantina di abitanti (!), e non era certo nato il giorno prima, dato che la sua prima citazione è del 1258. In ogni caso le fonti considerano Interneppo più antico di Bordano, e nel suo caso la prima citazione è del 1245, ben dopo la menzione “Bordanum” dell’anno Mille. Insomma forse la verità non si saprà mai, ma intanto “sgarfare” nei documenti, tra date, vicende particolari e nomi di antichi borghi e personaggi, è sempre una grande soddisfazione; guai se non lo fosse!

                                                       Enrico Rossi

Fonti principali:


  • Libro “Bordan e Tarnep, doi nîs di cjases sot dal San Simeon”, a cura della Pro loco Bordano, 1981
  • Libro “Bordan e Tarnep, nons di lûc”, Enos Costantini, 1987
  • Libro “Bordan e Tarnep, nons di int”, Velia Stefanutti, 1988
  • Periodico “Monte San Simeone”, dicembre 1986

Giro d'Italia, anche nel 2018 passerà nella Valle del Lago

Risultati immagini per Giro d'Italia + AlessoE' stato reso noto il tracciato dell'edizione 2018 del Giro d'Italia: nella 14°  tappa, quella di sabato 19 maggio,  la carovana rosa tornerà a transitare per la Val del Lago, dal cippo di Bottecchia a Peonis,  passando poi accanto al lago per Interneppo e Somplago fino a Cavazzo.




La tappa numero 14, San Vito al Tagliamento-Monte Zoncolan, in programma sabato 19 maggio, sarà la prima delle due che vedranno protagonisti i ciclisti in Friuli Venezia Giulia, con l'arrivo sullo Zoncolan dal versante classico di Ovaro. 

La frazione, della lunghezza complessiva di 181 chilometri, si caratterizzerà nella parte finale per la presenza di ben quattro gran premi della Montagna prima del Kaiser. Dopo la partenza, la carovana rosa passerà per i comuni di Casarsa, San Giorgio della Richinvelda per poi andare nella sinistra Tagliamento a Dignano. Quindi l'attraversamento dei centri di San Daniele, Ragogna, e la prima salita di Muris (gpm) fortemente voluta per ricordare gli Alpini del Galilea"e l'omaggio agli emigranti con il passaggio davanti alla scultura donata dal corregionale residente in Canada, Mario Collavino. 

A quel punto si scende verso Pinzano e Forgaria, percorrendo la strada di Bottecchia per andare verso Cavazzo Carnico, raggiungere il bivio per Verzegnis e affrontare la salita verso Sella Chianzutan fino al bivio di Chiaulis. Si prosegue poi per Villa Santina (direzione Lauco) per trovarsi di fronte a un altro gpm con la salita di Avaglio. Successivamente si scende di nuovo a Villa Santina verso Zuglio, quindi Paularo, passo Duron (gpm), Treppo Carnico, Paluzza, Sutrio, Ravascletto (gpm), Comeglians, Ovaro e infine la salita dello Zoncolan, con l'arrivo posto a 1730 metri di altitudine.




mercoledì 29 novembre 2017

Alesso, 200mila euro per ammodernare l'illuminazione pubblica

Il Sindaco di Trasaghis, dalla sua pagina fb, fa sapere che è giunta "un'altra bella notizia dall'Assessore Regionale Mariagrazia Santoro.. un contributo di €200.000,00 per l'ammodernamento dell'illuminazione pubblica della frazione di Alesso che porterà un sensibile risparmio nei consumi energetici!"


Risultati immagini per illuminazione pubblica a led

martedì 28 novembre 2017

Somplago caput mundi. L'assessore Vito incontra i sindaci. OK all'elettrodotto interrato

"Si è trattato di un incontro franco e costruttivo, per presentare innanzitutto ai sindaci, i diretti rappresentanti dei cittadini delle comunità interessate, il nuovo progetto dell'elettrodotto Somplago-Wurmlach, che sarà realizzato con un percorso interamente interrato. Ora seguiranno incontri tecnici con le quattro amministrazioni Comunali interessate, per consentire di avere chiarezza su tutti i dettagli e le implicazioni che la realizzazione dell'opera comporterà. Un'opera di grande rilevanza, perché potrà portare ricadute positive, sotto il profilo dell'approvvigionamento energetico, all'intero Friuli Venezia Giulia".
 
Con queste parole, l'assessore regionale all'Ambiente ed energia, Sara Vito, ha voluto commentare l'esito dell'incontro, svoltosi il 27 novembre a Udine nel palazzo dell'Amministrazione, tra la Regione, le società proponenti, Alpe Adria Energia (Aae) e Alpe Adria Energy Line, e i sindaci dei Comuni di Cavazzo Carnico, Tolmezzo, Arta Terme e Paluzza, sul territorio dei quali si svilupperà l'opera.

Sindaci, che hanno avuto parole di apprezzamento per il nuovo progetto.

Che ora prevede un percorso totalmente interrato: si snoderà infatti accanto alla strada statale 52 bis Carnica, e alla provinciale 111, nonché a viabilità secondaria.

Una scelta, quest'ultima, ha spiegato l'ingegner Fabrizio Scaramuzza, di Aae, dettata, su indicazione della Regione, dalla volontà di assecondare le richieste delle comunità locali.

L'elettrodotto, che per questo sarà interrato, sarà quindi un cavidotto, e costerà il doppio rispetto al progetto originario che prevedeva una linea aerea con relativi tralicci e cavi: da 50/55 milioni di euro, il costo previsto salirà ora a circa 100 milioni di euro.

Per compensare l'aggravio nei confronti degli investitori, il nuovo progetto prevede che la tensione della linea sarà pari a 220 kV, con una capacità di 300 MV.



Si svilupperà per circa 41 chilometri in territorio italiano, e per altri dieci in territorio austriaco.

L'opera, non toccherà più i Comuni di Cercivento, Sutrio e Zuglio, com'era stato ipotizzato in precedenza, ma dopo avere attraversato i territori dei Comuni di Cavazzo Carnico, Tolmezzo, Arta Terme e Paluzza, s'inerpicherà per il Passo di Monte Croce Carnico, e da lì raggiungerà l'Austria.

Si tratterà di un'unica linea di trasmissione dell'energia, senza strutture intermedie.

"Intendiamo così proseguire - ha concluso Vito - nel metodo reso possibile anche dall'attuazione del nuovo Piano energetico regionale, che mira a bilanciare gli interessi di approvvigionamento energetico con quelli del rispetto dell'ambiente e del territorio". 
(Fonte: Regione FVG)



lunedì 27 novembre 2017

"Missus", il film sui predis di "Glesie furlane", il 1° a Udin e il 10 a Vençon

A SUNS EUROPE,
IL GNÛF FILM DI MASSIMO GARLATTI-COSTA
FINANZIÂT DE ARLEF

VINARS IL PRIN DI DICEMBAR, 
TEATRI GNÛF "GIOVANNI DA UDINE"

Poesie, profonditât, fuarce, musiche, lenghe e identitât: 
a son chescj i ingredients principâi di “Missus”,
il docu-film di Massimo Garlatti-Costa
che al conte 
la storie dai ultins predis di “Glesie Furlane”.
A 43 agns de domande di celebrâ la messe in lenghe furlane
- ancjemò cence rispueste - Missus al conte la lôr bataie cuotidiane
par mantignî vive la proprie ereditât culturâl
e par afermâ la lenghe
 tant che espression de identitât
dal popul furlan e veicul di libertât. 

Missus - che al è stât realizât ancje cui sottitui par
talian e par inglês par jessi distribuît in dut il mont
e al è stât iscrit a cuasi 20 concors internazionâi -
al è stât finanziât in maniere impuartante de 
Agjenzie Regjonâl pe Lenghe Furlane
 e al è sostignût
ancje dal Font regjonâl pal audiovisîf dal F-VJ.

La ARLeF e à il plasê di invidâus ae proiezion
che si fasarà vinars il prin di Dicembar aes 21.00,
li dal Teatri Gnûf "Giovanni da Udine”
, intal ambit di
SUNS EUROPE 2017, il festival des arts in lenghe minoritarie.

La jentrade a teatri e je libare e fin che e sarà disponibilitât
di puescj
, e nol covente ritirâ il biliet par jentrâ in sale
.

E dopo dal #MissusTour il documentari #MissusFilm al torne a cjase: domenie ai 10 di Dicembar aes 18.30 al sarà proietât tal Domo di Vençon.




domenica 26 novembre 2017

Cinquant'anni di lotte popolari in Carnia (e in Val del Lago) - 2

Le motivazioni dell'incontro di mercoledì prossimo a Tolmezzo sul senso di questi cinquant'anni, dallo sciopero generale del 1967 ad oggi:

Cinquanta anni fa ...

Tutto chiuso in Carnia: chiusi i municipi, chiusi i negozi, chiusi gli esercizi pubblici, gli istituti di credito, le scuole, le fabbriche, le botteghe artigiane”. Così esordiva il 29 novembre del 1967 l’articolo del quotidiano Il Gazzettino che annunciava lo Sciopero Generale della Carnia.
Quel giorno una moltitudine mai vista prima e che forse non si è mai più rivista in seguito, stimata dal Corriere della Sera in oltre cinquemila persone, sfilò per le vie di Tolmezzo issando cartelli di protesta e radunandosi in piazza XX Settembre per ascoltare le rivendicazioni lette dal balcone del
municipio. Del Comitato di Agitazione facevano parte la Giunta della Comunità Carnica, i Sindaci, i rappresentanti dei sindacati, delle associazioni di categoria, degli studenti universitari e di tutte le segreterie locali dei partiti politici.
A provocare la grande manifestazione non era stata solo l’annunciata chiusura da parte della Società
Veneta della linea ferroviaria Carnia-Tolmezzo-Villa Santina – fatto che veniva percepito come un
ulteriore colpo alle possibilità di sviluppo del territorio – ma tutta una serie di questioni che da tempo
erano state poste inutilmente all'attenzione delle autorità statali e regionali: dalla grave realtà
occupazionale che spingeva migliaia di montanari ad emigrare, alla lunga attesa per vedere
concretizzarsi le promesse di industrializzazione; dalle conseguenze dello sfruttamento idroelettrico,
aggravate dal rifiuto dei gestori degli impianti di versare al BIM i sovracanoni dovuti per legge, al
mancato ammodernamento delle infrastrutture viarie; dalla questione del dissesto idrogeologico e
dei risarcimenti per i danni provocati dalle recenti alluvioni, alla difficile situazione dei bilanci comunali; dalla preoccupazione per l’estensione delle servitù militari a quella per la chiusura od il
ridimensionamento di importanti servizi come il Tribunale e l’Ospedale Civile di Tolmezzo.
Quello che è passato alla storia come lo “sciopero del trenino” segnò, nella Carnia del secondo dopoguerra, un momento di netta rottura con la situazione precedente, sia perché venne raggiunto un punto di tensione nei confronti dello Stato particolarmente acuto, sia perché da esso deriveranno risposte e conseguenze di fondamentale importanza.
Un significativo cambiamento si ebbe già alle elezioni regionali e politiche della successiva primavera, che penalizzarono la democrazia cristiana e portarono al successo i socialisti e le forze autonomiste.
Esponenti carnici del PSI, in particolare, entrarono in Parlamento e ottennero la Vicepresidenza della Giunta Regionale.
Tutto quello che di positivo seguì negli anni successivi – dalla creazione della zona industriale
all’insediamento della SEIMA (finanziata dalla legge regionale che incentivava l’industrializzazione
della montagna), dalla nascita dei poli turistici invernali dello Zoncolan e del Varmost all’istituzione
delle Comunità Montane come strumento di autogoverno dei montanari – sarà in qualche modo il
frutto di quella protesta e di quella stagione di impegno e proposta che vide spesso in sintonia i
cittadini con i loro rappresentanti nelle istituzioni.

… e oggi?

Molte sono le analogie che si possono trovare tra la difficile
situazione che la montagna viveva alla fine degli anni
Sessanta e la realtà odierna e innumerevoli sono le cose da
criticare e i motivi per provare delusione, rammarico e
rassegnazione. Una cosa però è certa: solo con l’impegno
e la partecipazione si può pensare di uscire dai momenti
più negativi. Solo cominciando a informarsi, conoscere,
riflettere e sforzandosi di confrontarsi e avanzare proposte
concrete si può sperare di trovare l’unità e la forza per
cambiare l’attuale stato delle cose. Questa, in fondo, è la
lezione che ci viene dallo sciopero del trenino.

(dal volantino di presentazione) 

sabato 25 novembre 2017

Cinquant'anni di lotte popolari in Carnia (e in Val del Lago)

Interessante proposta quella prevista per mercoledi' alle 17.30 a Tolmezzo: una rilettura degli ultimi cinquant'anni in Carnia a proposito di lotta e partecipazione popolare (un tema su cui anche dalla Val del Lago, con i casi dell'autostrada, dell'area di servizio, delle questioni Sade-Enel-Edipower etc. potrebbero arrivare significative testimonianze).


venerdì 24 novembre 2017

Cavazzo, fondi per l'adeguamento antisismico di municipio ed ex latteria


Trieste, 23 novembre - Con un ulteriore stanziamento di 200mila euro deciso dalla Giunta regionale, su proposta dell'assessore a Infrastrutture e Territorio, Mariagrazia Santoro, verrà scorsa la graduatoria relativa ai contributi alle spese per l'affidamento di consulenze tecniche per la valutazione della sicurezza strutturale di edifici pubblici attualmente inadeguati rispetto ai parametri stabiliti dalle norme in merito a costruzioni in zona sismica. (...) 

Gli edifici che saranno sottoposti a valutazione di sicurezza strutturale sono per lo più scuole e i Comuni beneficiari dell'ultimo stanziamento sono: Mossa (primaria Galilei, scuola dell'infanzia Collodi e palestra comunale); Vito d'Asio (scuola infanzia Cedolin"e primaria da Vinci); Camino al Tagliamento (scuola primaria capoluogo); Montereale Valcellina (scuola Giovanni XXIII e palestra); Palmanova (scuola primaria); Amaro (edificio ex municipio), Verzegnis (municipio e centro sociale) e la Uti del Noncello (liceo scientifico Grigoletti di Pordenone).

La domanda del Comune di Cavazzo Carnico (municipio e edificio ex latteria) verrà finanziata solo parzialmente (12.228 euro a fronte di una richiesta di 19.266 euro).





Fonte: Regione FVG. Leggi tutto il comunicato su: 
http://www.regione.fvg.it/rafvg/comunicati/comunicato.act?dir=/rafvg/cms/RAFVG/notiziedallagiunta/&nm=20171123173413016

giovedì 23 novembre 2017

martedì 21 novembre 2017

La gente della Valle del Lago e la Grande Guerra, una riflessione

Il "Messaggero Veneto" ha ospitato una ampia riflessione sulle conseguenze dei fatti di Caporetto e in generale della Grande Guerra per le popolazioni della Valle del Lago

A CENT'ANNI DA CAPORETTO È GIUSTO RICORDARE ANCHE LE SOFFERENZE DELLA GENTE


Persino il Corriere della Sera nei giorni scorsi ha ricordato che, durante la Grande Guerra, il forte di Monte Festa, sopra il lago di Cavazzo, "fu l'unico forte italiano che seppe resistere all'invasione austroungarica del 1917", rallentandone l'avanzata, a colpi di cannone, dal 27 ottobre al 7 novembre e consentendo in questo modo alle divisioni italiane un più ordinato arretramento.Si tratta di un episodio tra i più rilevanti, per la storia militare friulana del dopo-Caporetto, che giustamente viene ricordato (e l'11 novembre una grande commemorazione ha avuto luogo proprio sul forte, grazie all'impegno dei Comuni di Cavazzo Carnico, Trasaghis e Bordano, alle sezioni Alpine e ad associazioni come gli "Amici della Fortezza" di Osoppo).Accanto ai fatti militari, non deve però essere dimenticato il ruolo svolto, e spesso subito, dalle popolazioni. Si tratta di episodi di microstoria che sovente sono stati lasciati in second'ordine e che faticosamente si sta cercando di ricostruire. Grazie all'impegno di forze diverse (le biblioteche, l'ecomuseo della Val del Lago, il Centro di Documentazione sul Territorio...), di concerto con le Amministrazioni comunali, sono state realizzate pubblicazioni (come "Timp di vuere" e "Strade di guerra") e raccolte testimonianze capaci di documentare l'impatto della Guerra sui paesi della Valle del Lago.
Si possono così scoprire tutte le traversìe di quanti, sfollati da Valdobbiadene verso il Friuli, si trovarono ad affrontare una nuova invasione ("ci hanno portati nel Friuli ad Alesso, sul lago di Cavazzo. Era un paese in mezzo alle montagne, niente campagna. Era difficile trovare da mangiare, ci toccava venir giù per Udine a carità") e le drammatiche condizioni della fuga dai paesi che stavano per essere occupati ("le donne spaventate, posero nelle gerle poche cose e, con tutti i familiari abbandonarono piangendo le proprie case. Prima di scappare gli abitanti avevano liberato le mucche, lasciandole pascolare nei prati. Avevano cercato di nascondere alla meglio il raccolto, la biancheria e le poche misere cose di cui erano padroni Ormai le strade erano intasate di civili e soldati, cavalli, carri e qualche camion militare").Ma anche il ruolo dei sacerdoti, impegnati in quei giorni drammatici a sostenere la popolazione rimasta nei paesi di fronte alla assoluta mancanza di ogni genere di sostentamento ("posta nulla come ai tempi di Adamo ed Eva. Nulla di tabacco, nulla di pane, nulla filo, nulla tela, nulla stoffa, nulla olio, nulla petrolio, nulla benzina: ma che? Nulla di nulla e basta. Siamo pur rimasti, sia pur per breve tempo, senza uno degli elementi indispensabili per la vita: il sale. Lo zucchero viene periodicamente a mancare", scrisse il curato di Avasinis) e la sagacia e l'ardimento dei quattro giovani di Somplago che, di fronte alla requisizione delle campane imposte dagli austroungarici, riuscirono a nasconderne una ("mentre la soldatesca si accinge alla sacrilega impresa, con mirabile ardimento 4 somplaghesi prigionieri, con loro grande rischio, calano la loro campana rimasta dal campanile e la sotterrano salvandola dallo scempio").Se per i militari quello fu "il tempo del cannone", per la popolazione civile fu "il tempo della fame". Si trattò dunque di mesi assai duri, segnati da vicende dolorose che, pur a cent'anni di distanza, meritano senza dubbio di poter essere conosciute. In questo senso un contributo può essere offerto anche dal blog creato dal Centro di Documentazione sul Territorio del Comune di Trasaghis (questo l'indirizzo: http://blog.libero.it/centrodocalesso/) che, in queste settimane sta pubblicando, giorno dopo giorno, la cronaca di quanto è accaduto nei paesi della Valle del Lago nei giorni che seguirono la disfatta di Caporetto. 
Pieri Stefanutti ; Alesso

Messaggero Veneto, 20 novembre 2017

lunedì 20 novembre 2017

Giovedì a Tolmezzo ... quel che accadde DOPO la resistenza del Monte Festa

Giovedì 23 a Tolmezzo, alle 19, all'Enoteca Roma, Sergio Cuzzi presenterà il nuovo romanzo storico di Emanuele Facchin "Eroi senza vittoria - La battaglia di Pradis" edito da Gaspari Editore. 
Il libro, ambientato nel 1917 nei giorni successivi allo sfondamento di Caporetto, si concentra sulla battaglia di Pradis e sul seguito della vicenda del capitano Winderling e dei suoi compagni che  riuscirono a fuoriuscire dal monte Festa la notte del 6 novembre 1917, e cercarono di riunirsi all'esercito italiano sul Piave.


domenica 19 novembre 2017

Le farfalle di Bordano ed il Lago ai primi posti nelle recensioni dei visitatori

Il noto sito "Tripadvisor" dedica una sezione alle "migliori" occasioni riferite a località, monumenti, iniziative commerciali della Provincia di Udine, pubblicando le recensioni dei visitatori. Buoni i piazzamenti della Val del Lago: nella categoria "Parchi e attrazioni naturali in Provincia di Udine", la Casa delle Farfalle di Bordano è al primo posto nella sezione "Riserve naturali" mentre il Lago è al secondo posto nella sezione "Corsi e bacini d'acqua".
Nella "classifica generale" di "Parchi e natura in FVG", Bordano è al 4° posto, il Lago al 9° e il torrente Palar al 29°.






I risultati completi sulla pagina  https://www.tripadvisor.it/Attractions-g2339871-Activities-c57-Province_of_Udine_Friuli_Venezia_Giulia.html

E voi siete d'accordo? Si può fare qualcosa di più o di meglio?

sabato 18 novembre 2017

Domenica a Peonis la festa della Madonna della Salute

Gli amici di Perugia tornano domenica a Peonis per la tradizionale festa di novembre

Torna domenica 19, a  Peonis,  la tradizionale ricorrenza della Madonna della Salute, festa dalle origini molto antiche  che, storicamente, ha rappresentato il periodo del ritorno degli emigranti stagionali e che negli ultimi anni ha ripreso vigore grazie all'impegno dei volontari dell'associazione "Chei di Peonis". Alle 10.30,   sarà celebrata dal parroco don Fausto Quai e da don Nello Marcuzzi, nella chiesa parrocchiale, la messa, accompagnata  dalla Corale di Alesso. Una preghiera particolare sarà rivolta, durante la messa, alla memoria di Mons. Giacomo Rossi, recentemente scomparso (nel 1976 era presidente della Caritas Diocesana di Perugia e si attivò per anni nel gemellaggio avviato tra la diocesi perugina e la comunità di Peonis). Al ricordo di mons. Rossi si uniranno numerosi ospiti provenienti dalla Diocesi di Perugia che anche in questa occasione intenderanno rinnovare il significato del gemellaggio stabilito all'epoca del terremoto. Seguirà  la tradizionale processione della Madonna (un’effigie caratteristica per il ricco abito indossato) per le vie di Peonis.
Alle 15, nel Centro Servizi, avrà luogo un concerto di fisarmonica con  l'esibizione del complesso"Chei da Friulfisa" diretto dal maestro Marco Toniatto.
La festa proseguirà  alle 18 con l’estrazione dei premi gastronomici e, alle 20, con i numeri della tombola. 
La festa della Madonna della Salute viene proposta dalla Parrocchia di Peonis con l'associazione "Chei di Peonis" ed il patrocinio del Comune di Trasaghis.

venerdì 17 novembre 2017

Domenica a Bordano, il linguaggio nella scuola montessoriana

Incontro “La proposta montessoriana per la Scuola Primaria”, il 19 novembre a Bordano


L’associazione Costruire Montessori segnala l’avvio del percorso. 
“La proposta Montessoriana per la Scuola Primaria”, a cura di Giulia Consalvoformatrice dell´Opera Nazionale Montessori e consulente per le scuole Montessori.
 
Il percorso si articolerà in due incontri:
 
19 NOV 2017 ore 19:30 -21:30
“Curriculum di linguaggio ed educazione cosmica”
 
16 GEN 2018 ore 19:30 -21:30
“Curriculum di matematica”
 
Gli incontri si svolgeranno presso la sede della Scuola Primaria di Bordano.
 
Sono gratuiti ed aperti a genitori ed interessati,
previa iscrizione all’associazione.
 
Per info: