"Alesso e dintorni", dal puint di Braulins al puint di Avons

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mercoledì 13 dicembre 2017

Un libro per raccontare quel che successe dopo la resistenza del Monte Festa

Gli eroi senza vittoria di Facchin

di Fabiana Dallavalle

Eroismo, coraggio, lealtà. Un episodio che non ha trovato spazio nei libri di Storia, riemerge dal buio del tempo. Lo sfondo è quello delle montagne, i volti sono giovani, il ritmo è dettato da una storia vera di fughe nei boschi, fucilazioni sommarie, tattiche di sopravvivenza, disperati tentativi di conquista. La forma è quella del romanzo, che mescola volti di eroi, narrando le vicende accadute alla 63ª Divisione del Regio Esercito italiano e a un manipolo di uomini appena fuggiti dalla fortezza di monte Festa durante la ritirata di Caporetto. 

Emanuele Facchin firma per Gaspari editore Eroi senza vittoria. La battaglia di Pradis e se l'inizio del racconto è dedicato a Cadorna e alle sue false accuse di viltà ai soldati italiani, a suo dire colpevoli della disfatta di Caporetto, il resto del romanzo è un'appassionata dedica a quegli uomini che non ebbero paura di affrontare le avversità della Storia. Una guerra di giovani, ragazzi mandati al fronte a morire, a cui spesso sono gli stessi padri a chiedere di partire "per fare la propria parte", mentre le madri li accarezzano per l'ultima volta. Ragazzi guidati da non meno giovani ufficiali, consapevoli di condividere impossibili piani con altri uomini che non torneranno più a casa. E poi la fame, il freddo, la malattia. La paura e il dolore della perdita di compagni e amici. La follia delle esecuzioni di italiani per mano "amica", il dilemma di uomini chiamati a prendere decisioni contro l'innato senso di sopravvivenza, e la narrazione di un senso del dovere, un amor di patria che si fa fatica a ritrovare oggi. Infine il tratteggio di due figure a cui è affidata la voce dell'impresa: il giovane tenente Michelangelo Torretta e il capitano di complemento Riccardo Noël Winderling deciso a riunirsi all'esercito italiano assieme ai suoi uomini dopo la rocambolesca fuga dal forte. Quest'ultimo, persona realmente vissuta, medaglia d'argento al valor militare, non seguirà la propaganda fascista e si occuperà di educare giovani studenti senza possibilità economiche nelle due scuole da lui presiedute. Un uomo che per i suoi uomini "veniva secondo, dopo Gesù", che nel romanzo è dipinto come l'eroe vero, colui che è naturalmente orientato al bene, alla scelta giusta, alla protezione degli uomini che gli sono affidati. Resta al lettore un senso di pietà per quei giovani, immolati sull'altare della follia politica - militare, la consapevolezza di quanto sia stata profonda la cicatrice che si stagliava lunga e insanguinata sul dorso delle alpi Carniche.

(Messaggero Veneto, 12 dicembre 2017)

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