"Alesso e dintorni", dal puint di Braulins al puint di Avons

"Alesso e dintorni", dal puint di Braulins al puint di Avons

martedì 31 ottobre 2017

"Sportland" porterà in Europa, nel 2019, anche il Lago e il San Simeone (II)

A Roma l’investitura di Gemona a capitale europea dello sport 2019

La cerimonia ufficiale si è tenuta nel Salone d’onore del Coni. Premiati i Comuni che fanno parte del progetto Sportland

lunedì 30 ottobre 2017

Obiettivo su Bordano & Interneppo - 2 - La pecora nello stemma e nella economia bordanese

Dal prato allo stemma: la pecora in quel di Bordano

“Lo stemma del Comune di Bordano, in vigore dal 1983. Semplice ma evocativo, con un riferimento, quello alla pecora, tanto interessante quanto non banale. (foto da “comuni-italiani.it”)
Di rosso alla pecora d’argento, tenente in bocca un grappolo d’uva d’oro, ferma su campagna di verde; il tutto abbassato ad un capo troncato d’azzurro e d’argento. Ornamenti esteriori da comune”; questa la descrizione dello stemma del Comune di Bordano che si ritrova nello statuto comunale, con due elementi che spiccano maggiormente in questo insieme, in vero, piuttosto semplice: la pecora e il grappolo d’uva. Entrambi meriterebbero una trattazione a parte e questa volta intendo proprio partire con una di esse; rimango nel regno animale e quindi scelgo la pecora. Quando finalmente il 25 febbraio 1983 questo stemma, con decreto presidenziale e dopo richiesta dello stesso nostro Comune, fu ufficialmente ottenuto a rappresentanza del Comune e quindi dei due abitati di Bordano e Interneppo, fu compiuto un passo importante, anche se tardivo, oltre che sul piano istituzionale anche su quello simbolico. Quale altra simbologia ufficiale potrebbe infatti sintetizzare i caratteri più significativi di un territorio se non uno stemma? La combinazione tra allevamento con pascolo da una parte e agricoltura in senso stretto dall'altra è palesata dalla stessa rappresentazione, ed è anche ovvio che il rimando è stato inteso nei confronti di un passato contadino ed essenziale. Ma se di animali dobbiamo parlare, spontanea potrebbe sorgere la seguente domanda: come mai proprio una pecora è stata scelta a rappresentare la più evidente peculiarità presente nello stemma, ossia quella dell’allevamento, e non per esempio una vacca, una capra o un maiale? Per quale motivo insomma la figura della pecora è stata valorizzata al punto da comparire nello stemma al posto dell’animale da pascolo per eccellenza e che più poteva garantire sostentamento e guadagno, ossia la vacca?

Toni di Pontêli e la moglie Maria mentre ricavano del latte dalla loro pecora in periodo bellico. L’ambito in questo caso è quello di Interneppo, essendo Pontêli la località di questo paese più prossima al Lago di Cavazzo (foto dal libro “Bordan e Tarnep: storie e vite ator dal Lâc”)
In effetti si tratta di una questione non scontata se pensiamo che la pecora abbondava soprattutto nell’alta pianura, mentre nelle aree montuose era in genere subordinata ai bovini. Va dunque affrontata tenendo conto in buona parte, ma non completamente, della dimensione prettamente economica. Ricordiamo infatti come nel censimento del 1868, su 64803 capi ovini in Friuli, circa il 68% fosse in pianura (si erano esclusi i territori ancora asburgici). Per trovare una risposta al quesito, bisogna infatti considerare in primis che la zootecnia bordanese non prevedeva l’impiego di animali per un uso da lavoro, in quanto essi tutti, non solo le pecore, contribuivano a sostenere un’economia famigliare incentrata sullo sfruttamento di appezzamenti assai ridotti o comunque di non vaste proporzioni. In una ipotetica passeggiata per la campagna bordanese non avremmo insomma incrociato greggi e nemmeno buoi intenti a trainare aratri, anche tra l’altro per la morfologia stessa del territorio, spesso in pendenza e irregolare. Precise e accurate informazioni ci arrivano per esempio dagli atti preparatori del catasto austriaco, risalenti al 1826. Nelle note riguardo gli animali d’allevamento si legge che “La specie di questi bestiami consistono in Vacche, Manzette, Peccore (14) e Capre. Questi bestiami si considerano tutti da frutto”. Quest’ultima locuzione, “da frutto”, completa la prima osservazione: le bestie servivano soltanto a produrre materiale, sia esso alimento, lana ecc., non a produrre lavoro; questo “frutto” poi poteva essere consumato in famiglia, il più delle volte, oppure venduto per ricavarne quel poco denaro di cui si poteva disporre. Anche se pure in questo contesto la vacca rimaneva l’animale più prezioso, l’approccio riservato alla pecora rispecchiava un rapporto particolare, più intimo oserei dire. Innanzitutto, sempre dalle note del 1826, la pecora risultava essere in tutta la Val del Lago l’animale meno diffuso tra quelli menzionati, e nel 1858 vi erano 167 esemplari nell’intero Comune. Facendo un balzo in avanti fino alla prima metà del ‘900, scopriremo come la presenza continuasse ad essere esigua, in quanto le famiglie in genere ne possedevano una, massimo due esemplari ciascuna; questo almeno tra fine anni ’30 e fine anni ’40, secondo le testimonianze di una persona che fu tra le ultime a Bordano ad allevare animali da stalla, la signora Aurora Picco. Per cogliere il significato che aveva il rapporto bordanese – pecora, ci affidiamo dunque anche ai ricordi della signora Aurora, raccolti da Linda Picco. Il divario tra le condizioni tutt’altro che floride di Bordano e quelle di altre aree del Friuli, come la Bassa, ove la famiglia di Aurora sfollò dopo l’incendio tedesco del ’44 ai danni di Bordano, si palesò subito alla famiglia bordanese, non potendo quasi credere ai propri occhi nel vedere un pastorello intento a portare al pascolo un intero gregge. Su un centinaio e passa di pioris in paese, circa una su dieci era un maschio, roc in friulano, che naturalmente serviva per dare continuità alle generazioni di pecore, la cui fecondazione avveniva solitamente in autunno, per poi veder nascere l’agnello attorno a Pasqua. In pianura in realtà il maschio intero (cioè non castrato) era il monton, ma pare che sia un termine importato dal veneto e che “roc” fosse diffuso anche in pianura prima di rimanere confinato alle zone montane. Interessante notare come quest’ultimo sia entrato a far parte del vocabolario popolare anche con l’accezione di “testardo”, oltre a “rochèl”, cioè “sciocco”. Ah quante volte mio nonno mi diceva “puar roc”!

I “frutti” che garantivano gli ovini erano naturalmente la lana e il latte, mentre solo in occasioni di un certo tipo potevano fornire carne, e comunque solo gli agnelli o le pecore ormai a fine carriera. In quest’ultimo caso la pecora poteva anche essere venduta a qualche macello, mentre l’agnello era consumato tradizionalmente in famiglia come spezzatino insaporito con aglio, cipolla e altri condimenti. Per tutto il resto della vita di una pecora essa era una presenza fissa per le povere famiglie locali, un animale che non forniva molto, ma allo stesso tempo senza il quale l’economia già magra della famiglia sarebbe stata affossata. Gli animali in genere quindi non si vendevano ma al contrario potevano essere acquistati o presso altre famiglie del posto o nei mercati del bestiame, come quello che mensilmente animava la Piazza del Ferro a Gemona. Come abbiamo detto, poi, in mancanza di greggi e di vaste superfici per il pascolo, le pecore di ciascuna famiglia avevano a disposizione giusto un fazzoletto di prato privato in cui venivano lasciate brucare l’erba, soprattutto in primavera e autunno, mentre quando non si riusciva a ritagliarsi il tempo necessario per portarle al pascolo si lasciavano tranquillamente nella stalla, ove potevano cibarsi del fieno assieme alle vacche. Non si trattava di animali schizzinosi ma che anzi si adattavano a mangiare un po’ di tutto, come foglie e ortaggi, oltre naturalmente all’erba e al fieno. A vegliare su di loro al pascolo non c’erano dunque piorârs professionisti ma i membri delle rispettive famiglie, in particolare i ragazzini, che se le portavano dietro ben volentieri, quasi come animali da compagnia infondo. Era comunque necessario non perderle di vista, per evitare che sconfinassero in altri possedimenti creando magari dei danni. Sembra una cosa da poco ma era una delle varie questioni che venivano prese a pretesto dalle comunità locali per un continuo botta e risposta fatto di lagnanze e insofferenze. Ne è una prova la lettera del 24 marzo 1749, in cui si legge: “…la verità fu ed è che si sono ritrovati molti Animali minuti – ovini e caprini si intende – di ragione di quelli d’Interneppo e Bordan a pascolare né siti detti Seletto e Castellato compresi nel Privilegio donato a quelli di Trasaghis Braulins, ecc…”. Non consumavano neppure tanto, anzi decisamente poco, circa tre chili al giorno, e producevano mezzo litro a ogni mungitura (una alla mattina e una alla sera come per le vacche), alla fine quindi circa un litro al dì. Il latte non andava poi a costituire formaggi, in quanto era bevuto così, o forse non proprio così; dato il suo gusto forte era infatti preferibile diluirlo con l’acqua. Altrove invece il latte di pecora era la base per vari latticini, come il ricercatissimo pecorino di Villaorba, in un periodo in cui, fine ‘800, il formaggio vaccino era ancora agli inizi della sua storia, visto che era allora appena stata introdotta la vacca da latte per antonomasia, la Pezzata Rossa. Tali formaggi di pianura erano poi valorizzati grazie all’avvio, negli stessi anni, della coltivazione dell’erba medica. Infine la lana: con la tosatura di marzo e poi quella di settembre ogni pecora forniva all’incirca due chili di lana all’anno, coi quali naturalmente si ottenevano comodi e caldi indumenti per l’intera famiglia. La pecora era insomma compagna di vita e bene prezioso quanto bastava per tirare avanti tra emigrazione, povertà e guerre.

Ma quali erano nello specifico le caratteristiche anche fisiche degli ovini in Comune di Bordano? Si trattava della razza detta “nostrana” (o “Bergamasca”), dotata di lana bianca di buona qualità e che non subiva incroci. Il roc poteva aggirarsi sino al quintale di peso, mentre le femmina la metà o anche meno. Il confronto tra le pecore di Bordano e quelle di altre località friulane non stride più di tanto, anzi in confronto a quelle carniche dovevano essere decisamente superiori. Ecco infatti la tutt’altro che rosea descrizione che nel 1858 il Lupieri fa della pecora della Carnia: “…di razza piccola, brutta e di vilissima lana (...) sì povere di latte che slattato l’agnello, nemmeno si cura di mungerle”. La presenza in regione di esemplari non locali, registrata nel 1868, riguardava però solo territori di pianura.

All’alba della seconda metà del secolo scorso il vortice della modernità cominciò a coinvolgere gradualmente anche i paesi dalle forti e radicate tradizioni rurali come il nostro, e ormai l’allevamento, compreso quello delle pecore, perse d’importanza, o meglio, non conveniva più mantenerlo. Così, 4 anni dopo che la figura della pecora finì in bella mostra al centro dello stemma comunale, si “estinsero” gli ovini a Bordano, con l’ultima appartenente alla signora Aurora Picco. Ma non solo a Bordano il tracollo dell’allevamento ovino arrivò nello scorso secolo; in tutta la regione subì un costante regresso fino appunto a scomparire in diverse zone.

Oscar Rossi ed Ermanno Rossi si avventurano attraverso il prato pendente una volta noto come Prât dal Agnel, oggi ancora tale in quanto punto strategico per i cacciatori. (foto di Enrico Rossi)
Questo insomma il quadro generale che perdurava nella nostra comunità, ma, qualcuno domanderà, con un corredo di toponimi così ricco e variegato come il nostro, da qualche parte, magari su qualche versante imboschito, esiste una località che storicamente è dotata di un nome che rimandi all’allevamento delle pecore? L’interrogativo, come ben capirete, è più retorico che altro, altrimenti non l’avrei nemmeno posto; la risposta quindi è sì. La località in questione è singolare prima di tutto per un motivo di copertura vegetale: è una delle pochissime macchie di radura rimaste in tutto il versante sud del San Simeone tra Bordano e Interneppo. Altitudinalmente siamo esattamente a 400 m slm, quindi comunque a quote basse, e in linea d’aria ci collochiamo praticamente a metà strada tra i due paesi. Raggiungerla non è assolutamente difficile: basta seguire la ex Strada Militare del San Simeone e fermarsi poche centinaia di metri dopo aver passato il bivio con l’altra strada ex militare, quella del Festa. Dalla strada parte sulla sinistra un sentiero che si inoltra per un tratto nei giovani e irregolari boschi della zona per poi sboccare in un prato pendente. Anche se la densità degli alberi già cresce spostandosi verso i bordi, rimane comunque al centro un’area completamente spoglia, tanto che non si fa fatica a vederla su Google Maps. Per dare un’idea più precisa del posto, se si proseguisse nel bosco verso nord-ovest, si arriverebbe in brevissimo tempo in località Fran di Cjavaç, sopra il sottostante Rio Costa, che proprio lì appresso incrocia la Strada del Festa sotto il Puint di Bree; è la zona del bivio già citato. Il nome della nostra località è Prât dal Agnel, e, oltre ad essere perfettamente riconoscibile dal bosco che la circonda, è anche contornata da roste molto lunghe, anche queste ben intuibili dall’alto. Ovviamente il sito non è visitato da pecore da moltissimi anni ormai, dunque perché è ancora mantenuto a prato? È un ottimo punto d’osservazione per i cacciatori della riserva di caccia comunale, i quali hanno installato alcune attrezzature tipiche, come le classiche torrette in legno e i blocchi di sale sui tronchi per attirare gli ungulati. Rimanendo nei dintorni, possiamo verificare come altri siano i toponimi, precisamente agrotoponimi della categoria dei zootoponimi, in cui è esplicitato il riferimento agli ovini: Clap dal Agnel e Cret dal Agnel a Gemona, Val das Piôras e Cret das Piôras ad Alesso. Persino a Udine v’era un Pra dall’Agnèl, un “Pezzo di terra fuori la porta di Pracchiuso…” (1787).
 
Questa cartina topografica dà un’indicazione precisa della collocazione del Prât dal Agnel (numero 20) e dell’adiacente Fran di Cjavaç (numero 19). Quest’ultimo identifica l’area a est del bivio tra la Strada del Festa, che punta verso nord-ovest, e quella del San Simeone. Quest’ultima invece si dirama dalla Provinciale alla Sella di Interneppo (è il primo bivio). La linea tratteggiata che contorna il numero 20 indica le roste che lì ancora si sviluppano e che permettono di identificare inequivocabilmente la località. (foto dal libro “Bordan e Tarnep: nons di lûc”)


La pecora a Bordano e Interneppo fu quindi un animale che personificò il volto riservato e umile, ma allo stesso tempo adattabile e tenace, di comunità che per secoli condussero un’esistenza ai margini delle grandi innovazioni che si irradiavano dai grandi centri. All’ombra del Naruvint e del San Simeone, placide e fedeli le pecore accompagnarono intere generazioni di bordanesi e interneppani, fino a che scomparvero nel momento in cui l’emancipazione novecentesca da arcaici sistemi e stili di vita non coinvolse anche la nostra piccola terra tra il lago e il fiume. Si può dire che l’unica pecora che da noi ancora sopravvive è proprio quella dello stemma. Chissà se le nostre antiche famiglie avrebbero mai immaginato che il loro fido animale sarebbe finito a rappresentare il Comune in un' epoca che ormai non avrebbe più avuto bisogno di lui!

                                                       
                                                                                                               Enrico Rossi

Fonti:
Libro "Bordan e Tarnep: nons di lûc", Enos Costantini, 1987
Libro "Bordan e Tarnep: un modello di sviluppo autosostenibile", Luigi Tomat, 2006
Libro "Val dal Lâc", a cura della Società Filologica Friulana, 1987
Libro "Bordan e Tarnep: storie e vite ator dal Lâc", a cura di Enos Costantini, 1997
Libro "Toponomastica storica della Città e del Comune di Udine", Giovanni Battista Della Porta, 1991 (riedizione)
Periodico "Monte San Simeone", marzo 1988 
Periodico "Tiere furlane", ottobre 2016

domenica 29 ottobre 2017

Le commemorazioni dei Caduti nei tre Comuni della Valle del Lago

Le cerimonie per il ricordo dei Caduti nelle giornate dell’Unità Nazionale e delle forze armate si svolgono in date e momenti diversi nei singoli Comuni: in queste note un quadro di sintesi (si spera utile) riferito ai tre Comuni della Valle del Lago.
Nel Comune di Bordano le cerimonie si svolgeranno domenica 5 e lunedì 6 novembre
L’Amministrazione Comunale, come di consueto, intende onorare la memoria dei Caduti di tutte le guerre con una cerimonia che si svolgerà: - a Interneppo domenica 5 novembre 2017 alle ore 12.00 dopo la Messa, deposizione Corona di Alloro presso il Monumento ai Caduti - a Bordano lunedì 6 novembre 2017 alle ore 11.00 deposizione Corona di Alloro nella piazza della Chiesa presso il Monumento ai Caduti, con la presenza dei bambini della Scuola di Bordano.



Nel Comune di Cavazzo, invece, le cerimonie si svolgeranno venerdì 3 e sabato 4 novembre:

VENERDI' 3 novembre 2017
ore 14.00 - SOMPLAGO
Monumento ai Caduti: Benedizione e deposizione corona
ore 14.15 - MENA
Monumento ai Caduti: Benedizione e deposizione corona
ore 14.30 - CESCLANS
Monumento ai Caduti: Benedizione e deposizione corona
ore 15.00 -CAVAZZO
Chiesa di San Daniele: S. Messa in onore ai Caduti
Corteo per il Monumento ai Caduti: Discorso del Sindaco e Benedizione e deposizione corona
ore 16.30 - CAVAZZO
latteria: Rinfresco offerto dagli ex Combattenti e Reduci e Gruppo ANA "Monte Festa"

SABATO 4 novembre 2017
Ore 17.00 – CAVAZZO
Ex latteria: serata storico-culturale sul forte di Monte Festa a cura dell’Ass. Amici della Fortezza di Osoppo



Comune di Trasaghis

Anche quest'anno l’amministrazione comunale di Trasaghis intende ricordare la  Giornata dell’Unità Nazionale e delle Forze Armate, in una cerimonia che vede accomunato il ricordo dei militari e dei civili periti durante i conflitti del Novecento.
La cerimonia si  svolge  ogni anno in una frazione diversa del Comune; quest'anno si terrà a BRAULINS Domenica 5 Novembre 2017 con il seguente programma:

Ore 10.30 -    Raduno in piazza San Michele.
Ore 11.00 -    Celebrazione S. Messa nella Chiesa Parrocchiale
               accompagnata dal Coro Alpino del Gruppo A.N.A.
               di Gemona.
Ore 12.00 -    Cerimonia ufficiale presso il Monumento ai Caduti
               con la deposizione di una corona di alloro. Seguirà la lettura dei nomi dei Caduti di Braulins durante la Grande Guerra, con la consegna di medaglie ricordo ai familiari dei Caduti

  Sarà presente una rappresentanza delle Associazioni di ex combattenti austriaci Kameradschaftsbund e Abwehrkämpferbund di Griffen, il Comune austriaco gemellato con  Trasaghis, per un ricordo comune dei Caduti di tutte le guerre.

Tutta la popolazione è stata invitata, tramite manifesti,  ad intervenire e ad esporre alla finestra il tricolore.

sabato 28 ottobre 2017

Monte Festa, 100 anni dopo: il programma delle commemorazioni


Tra le ricorrenze importanti, legate al Centenario della Grande Guerra,a Cavazzo Carnico, ci si prepara a celebrare l'anniversario della leggendaria resistenza del Forte Monte Festa. Il Capitano Riccardo Noel Winderling con la sua guarnigione dal 27 ottobre al 7 novembre 1917 tenne in scacco la calata Austro/Tedesca dalle Valli Tagliamento e Val Fella, permettendo alle truppe delle divisione Zona Carnia e alle truppe di rincalzo di arretrare dalla provvisoria Linea del Tagliamento verso le linee interne di difesa approntate dai comandi del Regio Esercito Italiano. 
La storia e le vicissitudini del presidio verrà approfondita con una serie di iniziative ed eventi messi in atto dalla Associazione Amici della Fortezza di Osoppo e dalla Amministrazione Comunale di Cavazzo Carnico. Si partirà con il fine settimana del 28-29 ottobre con l'apertura straordinaria della mostra permanente allestita presso i locali dell'ex latteria di Cavazzo Carnico con la presenza degli esperti della A.F.O. ad accogliere i visitatori. 
Anche il successivo fine settimana del 4-5 novembre la mostra permanente sarà aperta al pubblico. In particolare il 4 novembre a partire dalle ore 17:00 una conferenza storica a "staffetta " racconterà il prima, durante e dopo del Forte Monte Festa; analizzando la situazione tattica, logistica e strategica nonché i protagonisti e i fatti d'arme si avrà un interessante quadro storico completo degli avvenimenti. A seguire verrà offerto un rinfresco e sarà possibile visitare la mostra permanente. 
Domenica 5 novembre gli esperti storici della Associazione Amici della Fortezza di Osoppo, saranno presenti in uniforme storica e faranno da guida agli ospiti e visitatori della Mostra Permanente. Si potranno conoscere gli equipaggiamenti e le uniformi dell'epoca nonchè vedere fisicamente attraverso le lenti di strumenti, ottiche e goniometri originali utilizzati dall'Artiglieria da Fortezza. 
L'11 novembre, a conclusione degli eventi, l'Amministrazione Comunale di Cavazzo poserà un monumento artistico a ricordo dei fatti proprio nella prossimità del Forte Monte Festa. Seguiranno informazioni più precise nei prossimi giorni. In vista di questa importante ricorrenza, l'Associazione Amici della Fortezza di Osoppo ha prodotto una medaglia commemorativa: nel fronte viene raffigurato il Capitano Riccardo Noel Winderling, il Difensore della Fortezza; nel verso il profilo del Monte Festa visto dalla Val del Lago. Al centro, sovrastato da un elmetto Adrian, l'epigrafe a ricordo dell'evento, il tutto contornato da allori e fronde di quercia a ricordare la Gloria dei Difensori. Allegata alla medaglia, prodotta in due versioni (argento antico oppure bronzo antico) è stata predisposto un attestato con una sintesi dei fatti successi al Forte Festa. Intenzione della A.F.O è stata di non fare cadere nell'oblio questo episodio e sopratutto non dimenticare lo splendido manufatto di pregio architettonico che è sopravvissuto fino ai giorni nostri: Forte Monte Festa. Per chi fosse interessato, la medaglia sarà a disposizione del pubblico presso i locali della Mostra Permanente di Cavazzo Carnico.

venerdì 27 ottobre 2017

Alesso, al campo sportivo "si spengono le luci"

La Proloco e la Val Del Lago invitano tutti a salutare per l' ultima volta uno dei simboli di Alesso: il campo sportivo. Le  vecchie strutture saranno infatti presto demolite a favore di un nuovo centro sportivo. Gli organizzatori propongono per le 11 del I novembre  "Una pastasciuttata a ricordo dei vecchi e bei tempi che noi tutti almeno uno volta abbiamo trascorso sull'erba di questo campo. Condivideremo chiacchiere, ricordi ed emozioni tra qualche tiro a pallone e ottima compagnia".


giovedì 26 ottobre 2017

"Sportland" porterà in Europa, nel 2019, anche il Lago e il San Simeone

Il Progetto "Sportland" proposto da Gemona e altri Comuni dell'Alto Friuli ha ricevuto l'approvazione sperata e pertanto, nel 2019 l'area coinvolta potrà fergiarsi del titolo di "Comunità Europea dello sport"
In questo progetto hanno particolare rilevanza il volo libero con deltaplano e parapendio dal San Simeone al Lago e le spariate attività nautiche svolte sul Lago stesso.

Con “Sportland” Gemona si aggiudica il titolo di “Comunità europea dello sport 2019”


Gemona del Friuli – La città friulana, con il progetto “Sportland”, si è aggiudicata il titolo di “Comunità europea dello sport 2019”.
Lo ha comunicato al comune di Gemona la delegazione italiana di Aces Europe (Federazione delle Capitali e delle Città Europee dello Sport), l’associazione con sede a Bruxelles nata nel 1999 con l’obiettivo di promuovere lo sport tra i cittadini.
Il progetto Sportland punta a valorizzare l’economia e il turismo dell’area Pedemontana e dell’Alto Friuli grazie alle molteplici discipline sportive che è possibile praticare nel territorio e che coinvolgono un numero crescente di appassionati.
L’Amministrazione Comunale di Gemona del Friuli in passato si era fatta promotrice del progetto “Gemona città dello sport e del benstare” grazie al sostegno della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, dell’Azienda per i Servizi Sanitari n. 3 “Alto Friuli, collinare e medio Friuli”, e ha visto l’adesione di 17 Comuni che vanno dalla pedemontana friulana a quelli della conca tolmezzina.
Su tale iniziativa le Amministrazioni comunali lavorano da tempo e puntano su di essa per un rilancio economico e turistico dell’intero territorio.
Il progetto si è evoluto a partire dal nome “Sportland” e prosegue il suo lavoro assieme alle istituzioni locali e alle associazioni sportive nella promozione delle proprie attività e del territorio.
Soddisfazione è stata espressa dal sindaco di Gemona, Paolo Urbani e dal delegato ACES Italia Nord Est Danilo Montanari: “Il progetto potrà attrarre risorse da privati per finanziare nuovi impianti e iniziative sportive, sarà un incentivo per sviluppare progetti innovativi che coniugano sport, salute, inclusione sociale, favorendo sinergie che sono fondamentali per intercettare i fondi europei e potrà contribuire a dare una maggiore visibilità alla pratica sportiva e alla promozione dei valori ad essa collegati: lavoro di squadra, tolleranza, solidarietà, passione, stile di vita sano, senso di appartenenza. Con le oltre 100 società del territorio, oltre 3 mila atleti in più di 20 discipline sportive crediamo fermamente nell’importanza dello sport come componente fondamentale di una vita sana e armoniosa”.
Lunedì 30 ottobre ci sarà l’ufficializzazione da parte del Coni, presso il salone d’onore del Comitato Olimpico Nazionale Italiano a Roma, alla presenza del presidente Giovanni Malagò, poi la proclamazione ufficiale avverrà a Bruxelles nel novembre 2018 con la consegna della bandiera.

L’offerta sportiva va dal tiro con l’arco, alla mountain bike fino all’orienteering sull’altopiano di Monte Prat, ma non solo: l’ippica a Moggio Udinese e Buja, gli sport nautici sul Lago dei Tre Comuni, il tiro a segno nel poligono di Tolmezzo, l’arrampicata sportiva nelle palestre di Gemona, Osoppo, Villa Santina,Verzegnis, Trasaghis, Cavazzo Carnico, l’atletica sulle piste di Tolmezzo e Gemona, il volo libero sui cieli di Artegna, Montenars, Bordano, Trasaghis, Gemona e Alto Friuli, il canyoning a Chiusaforte, la pesca nei laghi e nei torrenti, senza dimenticare l’offerta cicloturistica e di trekking sparsa sul tutto il territorio e adatta a tutta la famiglia.
Non sono da meno le offerte culturali, naturali e gli eventi proposti come la tradizionale Epifania del Tallero a Gemona, il Forte di Osoppo e tutte le costruzioni militari protagoniste della Grande Guerra, la città fortificata di Venzone, la Casa delle Farfalle di Bordano, le ville in stile Liberty di Tarcento, la Riserva naturale di Cornino a Forgaria nel Friuli e altri fiori all’occhiello che il comprensorio riserva ai propri ospiti.


mercoledì 25 ottobre 2017

Venerdì a Gemona una guida sulle vicende della Grande Guerra nel Gemonese e in Val del Lago

Sarà presentata venerdì prossima a Gemona una guida che ricostruisce le principali vicende della Grande Guerra nel Gemonese (con particolare riguardo alle vicende del passaggio al ponte di Barulins e della resistenza opposta agli austroungarici dal forte di Monte Festa) e fornisce indicazioni su quali siano i siti ancora oggi visitabili.

Itinerari della Grande guerra

Alla scoperta delle opere militari riguardanti la grande guerra presenti nel territorio del Gemonese. Il tema è al centro di un progetto promosso dall'Uti del Gemonese, grazie al quale è stata realizzata la guida informativa intitolata "Itinerari alla riscoperta delle opere militari della grande guerra nel Gemonese". Si tratta di un'opera curata da Marco Pascoli che riguarda in particolare la ricostruzione storica delle vicende della ritirata di Caporetto (ottobre-novembre 1917) nel Gemonese, la battaglia fra Val Venzonassa e Sella Foredôr, i combattimenti sul ponte di Braulins e l'assedio al forte di monte Festa. Tale progetto, che è stato reso possibile grazie a un contributo regionale, ha visto quali partner gli istituti comprensivi di Gemona e Trasaghis, l'Isis Magrini Marchetti e l'Isis d'Aronco coordinati dal Cea Mulino Cocconi - Ecomuseo delle Acque. «L'obiettivo principale del progetto Alla scoperta del sistema difensivo del Gemonese è stato quello di far conoscere l'esistenza delle opere militari risalenti alla prima guerra mondiale presenti e ancora visibili sul territorio, quali fortificazioni, postazioni per mitragliatrici e artiglieria, magazzini per viveri e munizioni, dormitori, ma anche vie di comunicazione e strade militari che furono aperte proprio a ridosso del conflitto e che sono a oggi ancora visibili. Le vicende che vendono raccontate nella pubblicazione riguardano in dettaglio la battaglia di Val Venzonassa, Sella Campidello e Sella Foredor avvenuta fra il 28 e il 30 ottobre 1917. Vengono descritti i combattimenti che si svolsero per il passaggio del Tagliamento sul ponte di Braulins (30 ottobre - 4 novembre 1917); l'assedio al Forte di Monte Festa (30 ottobre - notte sul 7 novembre 1917). La pubblicazione sarà presentata a Gemona il prossimo 27 ottobre alle 10.30 nella sala dell'UTI del Gemonese (ex Comunità Montana).

(Rielaborato da articolo di P. Cargnelutti sul Messaggero Veneto)



martedì 24 ottobre 2017

Mercoledì a Bordano la presentazione del libro "Arrendersi? Questo mai!"

Barbara Gisser è una insegnante di origine austriaca che vive in Carnia, a Cercivento, con il marito e il figlio. Fa l’insegnante di sostegno nell’Istituto comprensivo di Trasaghis.
Sei anni fa a  Barbara hanno diagnosticato un  tumore alla gola. Sono stati anni duri e difficili, vissuti però caparbiamente. Il coraggio, la fiducia nei medici e la forza di mettersi in gioco di volta in volta, sono gli elementi che le hanno permesso di non arrendersi mai.
Oggi Barbara può raccontare, con una buona dose di autoironia, gli alti e bassi vissuti in questo arco di tempo.
Il racconto di questi anni è infatti diventato un libro, un libro che è quindi una testimonianza ed un insegnamento, basato sul concetto del “non arrendersi mai” di fronte alle avversità. 
Il libro è dedicato a chi continua a lottare contro la malattia, nella certezza che pur non esistendo un modo giusto o sbagliato di affrontare il dolore, conoscere i percorsi di chi ha vissuto esperienze simili possa essere una fonte di speranza ed energia.
Barbara presenta il suo libro autobiografico "Arrendersi? Questo mai" mercoledì 25 ottobre, alle 18, presso la Casa delle Farfalle di Bordano, Il libro è arricchito dalle illustrazioni della bordanese Marita Picco
Durante la serata sarà possibile ammirare alcuni dipinti realizzati dai ragazzi di Villa Lorenzini.
Al termine dell'incontro, seguirà un rinfresco organizzato dai ragazzi.


Il libro si può acquistare su:
https://www.youcanprint.it/fiction/bi...ografia-e-autobiografia-generale/arrendersi-questo-mai-9788892667396.html

E' disponibile anche in formato ebook.
https://www.youcanprint.it/biografia-e-autobiografia/biografia-e-autobiografia-generale/arrendersi-questo-mai-9788892662353.html

Si trova anche su Amazon, IBS, ecc.

lunedì 23 ottobre 2017

No allo sfruttamento idroelettrico del Leale, per conservarne la biodiversità

Si è già parlato più volte, su questo Blog, delle caratteristiche del torrente Leale e della contrarietà emersa da più parti all'ipotesi di utilizzazione delle acque per la realizzazione di centraline idroelettriche (vedi http://cjalcor.blogspot.it/2017/04/centralina-sul-leale-il-no-dei-pescatori.html e http://cjalcor.blogspot.it/2017/08/una-centralina-sul-leale-danneggerebbe.html ).
Si sta costituendo un movimento di opinione per sensibilizzare la popolazione sulla necessità di salvaguardare questo corso d'acqua.
I contenuti vengono anticipati in questo comunicato:

Pescatori, ambientalisti, ricercatori e alcuni cittadini dicono no allo sfruttamento a fini idroelettrici privati del torrente Leale e in generale all’assalto alle acque della Val del Lago. Ciò perche’, a loro parere in questo specifico caso, il corso d’acqua verrebbe pesantemente ed irrimediabilmente compromesso nelle sue attuali buone caratteristiche di naturalità. Questo gruppo di persone si e’ riunito per opporsi ai progetti di sfruttamento idroelettrico e di qualunque intervento che comprometterebbe l’equilibrio ecologico di questo  piccolo rio prealpino, oggetto di ben due progetti di centraline, che a loro dire, se realizzate, modificherebbero irrimediabilmente e negativamente le sue attuali caratteristiche naturalistiche, sottolineando per prima cosa che l’interesse pubblico e di conservazione della biodiversità, deve prevalere sugli interessi privati. A tale scopo hanno indirizzato una nota documentata al competente ufficio regionale, deputato alla concessione della derivazione, dove per prima cosa viene evidenziata la esigua rilevazione delle portate, rilevate una sola volta, mentre la norma prevede che queste siano almeno registrate in termini quinquennali. Un approfondimento assolutamente necessario per permettere di valutare gli effetti della derivazione richiesta sul sistema ecologico del corso d’acqua. Inoltre nel Leale, anche se sconosciute ai piu’, vivono in buone condizioni diverse specie animali protette. L’ittiofauna autoctona è rappresentata dalla Trota Marmorata, ulteriormente rafforzata nella sua presenza da recenti semine dell’ETP,  dallo Scazzone ed è presente anche il Gambero di fiume, oggetto di un recente Progetto Life/Rarity. Si tratta di pecie che necessitano di protezione e  che per questo scopo  sono elencate nell’Allegato II della Direttiva Europea 92/43/Cee. Inoltre nelle sue acque e lungo il suo corso è presente con una discreta popolazione l’Ululone dal ventre giallo, oltre ad altre specie erpetologhe  come la Natrice tassellata, la Vipera dal Corno e il Tritone Crestato italiano, specie queste che rientrano sempre nella Direttiva Habitat, all’art. 12 dell’Allegato IV. I promotori infine comunicano che entro novembre ad Avasinis verrà indetta una serata informativa di sensibilizzazione per la popolazione sull’argomento, invitando nel frattempo ad aderire alla petizione  Facebook “ Il Torrente Leale: un corso d’acqua unico, Salviamolo! “


Per il Comitato promotore – Claudio Polano


(Le foto a corredo della nota sono di Tiziano Fiorenza)

domenica 22 ottobre 2017

Domenica prossima, la castagnata a Trasaghis

Dopo quella di Mena, anche  a Trasaghis c'è l'appuntamento con la castagnata.
Il ritrovo è previsto per domenica 29 ottobre, a partire dalle 15, sul piazzale della chiesa dove saranno distribuite le castagne accompagnate da ribolla o vin brulè. Gran finale alle 17 con "trippe per tutti!"
In caso di maltempo, la castagnata (proposta dal "Grop Trasagan") si svolgerà presso il Centro Don Celeste.


sabato 21 ottobre 2017

Sabato prossimo la castagnata a Mena

Tradizionale appuntamento con la castagnata di San Leonardo a Mena : sabato prossimo, 28 ottobre, dopo la messa per il patrono, sulla piazzetta. un ritrovo in allegria con le castagne, accompagnate da vin brulè e ribolla. In chiusura, alle 19, amatriciana per tutti.
La castagnata è una iniziativa proposta dalla Pro Loco di Somplago e Mena con il patrocinio del Comune di Cavazzo Carnico.


venerdì 20 ottobre 2017

Como cais ... per la solidarietà

L'Associazione "Grop Trasagan" comunica che l'intero ricavato delle quote di iscrizione della marcia "Como cais ... par Trasagas", svoltasi quest'estate, è stato devoluto alla AIL per la lotta contro le leucemie, nel ricordo dei fratelli De Cecco.



giovedì 19 ottobre 2017

Dal Brancot al Lago e oltre, il nuovo viaggio dell'orso Elisio

Travolto da un treno, l'orso lascia la Slovenia e torna in Carnia

L'animale ha attraversato a nuoto il lago di Cavazzo. Il ricercatore dell'Università di Udine conferma: ha seguito il percorso dell'andata 
Investito da un treno in Slovenia, l’orso Elisio ripercorre a ritroso la strada che aveva seguito per varcare il confine: riattraversa il lago di Cavazzo Carnico a nuoto e ora gira tranquillo sulle montagne della Carnia . Si trova tra Forni di Sopra e Sauris. Il plantigrado catturato a Verzegnis lo scorso giugno dagli studiosi dall’università di Udine, coordinati dal ricercatore Stefano Filacorda, ha vissuto una brutta avventura e, memore delle settimane trascorse nella tranquillità della Carnia, ha deciso di tornare sui suoi passi. Dal punto di vista scientifico la storia è interessante perché conferma la capacità degli orsi di «memorizzare – lo sottolinea Filacorda – i tragitti per trasferirsi da un luogo all’altro». (...)
Il 26 agosto quando Elisio ha attraversato per la prima volta il lago di Cavazzo a nuoto, non avrebbe mai immaginato di andare incontro a una disavventura che avrebbe potuto costargli la vita. Giunto sull’altra sponda, il plantigrado, dopo aver superato il parco delle Prealpi Giulie, si è diretto in Slovenia. Era la fine di agosto. Una volta giunto in Slovenia, l’animale ha superato il fiume Isonzo e si è avviato verso la foresta di Trnovo. «Pensavamo – spiega Filacorda – che si unisse al popolo degli orsi sloveni invece, improvvisamente, il 18 settembre è tornato indietro. Il 21 settembre è rientrato in Italia e per qualche giorno è rimasto nella zona di confine». (...) Elisio continuava a correre e il 4 ottobre era di nuovo nel parco delle Prealpi Giulie. Qui è stato ripreso dalle fotocamere installate dai ricercatori. «L’orso è passato a Venzone e a Portis, è salito sulla cima del monte Brancot per poi scendere nello stesso punto da dove il 26 agosto aveva attraversato a nuoto il lago di Cavazzo». È entrato in acqua e a nuoto ha raggiunto l’altra sponda. «I punti del Gps non lasciano dubbi: Elisio ha riattraversato il lago di Cavazzo a nuoto. Siamo sicuri al 100 per cento». Filacorda lo ripete per sfatare i dubbi che continuano a far dire a molti che questa storia è incredibile. Dopo la nuotata, Elisio è tornato a Verzegnis e nella valle del Tagliamento. Oggi passeggia tra Forni di Sopra e Sauris. (...)
Dal Messaggero Veneto del 18 ottobre 2017
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